mercoledì 21 novembre 2007

Una giornata in Val Otro...

Un paio di settimane fa abbiamo passato una bellissima domenica in compagnia, in un posto meraviglioso, una delle valli che più amo fra le - per ora - poche (ahimè) che ho visitato, in un ambiente da favola, con un cielo azzurrissimo a far da sfondo alla prima neve fra le rocce e al legno scuro delle baite walser fra i prati.
Splendida giornata, posto incantevole, ed ottima compagnia, con le "gnu èntri" Donatella, Rossella e Mauro, più la "gnu ri-èntri" Baby Guge, a condividere il sentiero con i "volti noti" Marco, Andrea e Bruno...
la combriccola dei VagaMonti cresce ancora... BELLISSIMO!!!
Grazie a tutti quanti, di cuore, ma spazio alle impressioni di Dona:

DOMENICA 4 novembre ’07

Sveglia alle 6.00 colazione e partenza. Arrivo alle 9.30 ad Alagna pausa caffè e pronti via…. inizia la mia prima escursione in montagna. Arrivati dopo tanta fatica al rifugio, è stato bellissimo vedere il paesaggio autunnale della montagna, era talmente bello e si stava talmente bene che ogni fatica fatta per raggiungere il posto era come svanita…..
Per non parlare del magnifico pranzo del rifugio Zar Senni che direi è stato super appagante… gli affettati, le cipolline la gustosissima polenta oncia e la crostata di mirtilli….
Dopo aver finito di degustare fantastici piatti a malincuore ci siamo incamminati per ritornare verso il paese di Alagna.
Per me è stata un ottima esperienza sia per il paradisiaco paesaggio che per l’ottima compagnia.
Esperienza sicuramente da rifare, mi sono divertita veramente tanto, e devo dire che il giorno dopo grazie allo stretching non ho neanche avuto dolori muscolari.

Sono contentissima grazie a Baby, Andrea, Bruno, Rossella, Mauro e Marco.

giovedì 8 novembre 2007

Lezioni di vita di un'alpinista vera: Nives Meroi

E' già da un po' che ho ricevuto da una cara coppia di amici questa bellissima mail, che pubblico molto volentieri... Mi piacerebbe scrivere qualcosa anche delle due ultime uscite ravvicinate in montagna: venerdì scorso sul Pietra Quadra - Passo Mezzeno con Daniele e domenica sul Menna con Elena, ma penso che è meglio lasciar spazio a parole come quelle che seguono...

dal "Corriere della Sera" del 1 ottobre 2007
Bloccata per giorni sull' Himalaya. «Ora che è in salvo posso ripartire»
La Meroi rinuncia alla vetta per salvare il cuoco nepalese

L' alpinista: sta male, devo portarlo in ospedale. Stop alla scalata
Se avessero proseguito, probabilmente ora sarebbero più vicini a quota 11. Con l' arrivo agli 8.483 metri della cima del Makalu adesso forse mancherebbero soltanto tre vette per terminare l' impresa: salire insieme tutti i 14 «ottomila» della Terra. E per lei, la friulana di origini bergamasche Nives Meroi, un passo in più verso il record personale assoluto, prima donna al mondo ad avere mai raggiunto questo traguardo. Prima delle organizzatissime americane, delle competitive inglesi, delle agguerrite neozelandesi, delle «toste» polacche, delle giapponesi che quanto a determinazione non sono seconde a nessuno. Ma pochi giorni fa Nives e il marito Romano Benet si sono fermati ai 5.650 metri del campo base avanzato del Makalu, il loro undicesimo obiettivo. E ci sono rimasti a lungo, bloccati nelle tendine da alta quota scavate nel ghiaccio, ad attendere l' arrivo dell' elicottero di soccorso. Il motivo? Lo spiega lei stessa nel sito web che cerca di tenere aggiornato via satellitare. Indra Shereshtra, 33 anni, il fedele cuoco nepalese compagno di tante altre spedizioni ai giganti dell' Himalaya, sta male. Il 26 settembre veniva addirittura dato in pericolo di vita. È il classico «mal di montagna», che può colpire tutti. «Potrebbe essere stato colpito da edema celebrale, oppure polmonare, o forse addirittura da entrambi», dicono più in basso, ai 4.750 del campo base principale. Dunque stop all' impresa. Nives e Romano si sono tenuti in contatto via telefono satellitare con Manuel Lugli, medico delle patologie di montagna. Shereshtra è stato stabilizzato con la piccola farmacia che avevano nello zaino. Ma non basta. «Occorre che il malato scenda al più presto a quote basse», ha detto Lugli. Nemico il brutto tempo, per lunghi giorni non è stato possibile neppure pensare di scendere a piedi. Sino a che ieri, Nives annunciava trionfante che il miglioramento delle condizioni meteorologiche aveva permesso l' arrivo dell' elicottero di soccorso: «Stamattina finalmente è arrivato il velivolo da Katmandu. Indra adesso è all' ospedale. Da domani possiamo dare il via alla nostra spedizione», conclude l' alpinista nel comunicato delle due e un quarto pomeridiane. È la vittoria della dimensione umana di questa piccola carovana «famigliare» contro il gigantismo delle spedizioni commerciali. Un problema ben noto, specie negli ultimi anni con l' affollamento ai campi base di cime note come l' Everest o il K2. Due anni or sono fu scandalo quando una quarantina di alpinisti ignorarono l' agonia di David Sharp, un 34enne di Edimburgo colpito da edema sulla via discesa dal «tetto del mondo», lasciato morire in nome della frenesia della vetta. Sarà colpa del fatto che quando spendi 80.000 dollari per un' impresa, poi sei poco disposto a rinunciarvi. Oppure colpa delle bombole ad ossigeno, sempre più di voga tra i «consumisti» di «ottomila», che ti facilitano l' ascesa ma limitano anche il tempo di permanenza in alto. Comunque Nives e Romano queste logiche le hanno sempre evitate. «Nives è una donna concreta, con un forte senso morale della montagna, tanto forte che può aiutarla a superare eventuali carenze tecniche - dice Agostino da Polenza, noto capospedizione -. Lei, 46enne e lui quasi coetaneo, stanno assieme da una vita, si conoscono bene, rappresentano un team perfetto. Insieme hanno deciso di non usare le bombole ad ossigeno e neppure portatori d' alta quota semplicemente perché sanno che in alto ci si può andare con le proprie forze. E sanno anche rinunciare. Al K2 sono tornati indietro perché c' era troppa neve sulla nord nell' estate 2004. Ma ci sono riusciti per la via dello Sperone degli Abruzzi poco dopo». Una coppia armonica. Tornati a casa, lui si richiuderà nel lavoro solitario di guardia forestale. Nives avrà invece il compito di contattare gli sponsor, scrivere articoli, preparare il budget per il loro prossimo ottomila in stile artigianale.
Cremonesi Lorenzo


DHAULAGIRI (8.167 mt) – MAGGIO 2005
NIVES MEROI PORTA SULLA VETTA LA BANDIERA DELLA TAU (comunità dei bambini di Arcene - BG)

1 ottobre, 2007 - Corriere della Sera
ERRI DE LUCA
Un gesto raro. I suoi colleghi non si fermano
Erri De Luca, lei conosce bene Nives Meroi, l'ha seguita in alcune spedizioni e ha poi scritto il libro «Sulla traccia di Nives».
Cosa pensa delle notizie che vengono dal Nepal?
«Che lei e suo marito Romano hanno fatto una cosa normale, per loro intendo. In linea con il loro modo di essere».
Fermare la spedizione, è una rarità nel mondo dell' alpinismo?
«Per Nives ogni componente della spedizione è un compagno inseparabile, uno per cui fare qualsiasi cosa. E questo vale per un compagno di cordata come per il cuoco».
Quindi non è sorpreso.
«Assolutamente no. E sono contento di poterlo sottolineare, perché in queste spedizioni solitamente non ci si ferma non dico se qualcuno sta male, ma neppure se c' è uno che muore».
È successo?
«Certo, e ne sono stati testimoni proprio Nives e Romano. Quest' anno, in discesa dall' Everest, hanno trovato il cadavere congelato di un portatore. Quell' uomo era morto in alta quota e l' avevano lasciato lì».
Ripartirà con Nives Meroi?
«Certamente. In aprile sull' Annapurna, in Nepal».
Bufi Fulvio

lunedì 5 novembre 2007

5 novembre!

Stavolta tocca a te ricevere 'montagne' di auguri, Dario...
Buon compleanno, socio!!!