lunedì 24 novembre 2008

23 novembre... PUNTA MARTIN

oggi si va in Liguria...
non sono proprio convintissimo della meta odierna, ma quando Bruno mi aveva proposto di uscire con Paolo e Claudia, mi sono iscritto al volo... ero uscito con loro un pò di tempo fa ed ero stato strafelice dell'uscita! sono due persone davvero speciali...
destinazione di oggi è Punta Martin... (Bruno causa piccolo infortunio non c'è... peccato!!!)
la mia giornata inizia bene... mi sono perso a Milano...
pazienza... arrivo un attimo in ritardo all'incontro... saluti di rito, disposizione sulle macchine e via...
un paio di soste per recuperare altri compagni di viaggio, una colazione poco prima di arrivare alla partenza e finalmente siamo ad Acquasanta (GE)
Lasciamo le macchine e dopo visitina veloce alla bellissima chiesa
Da Punta Martin

ci incamminiamo...
All'inizio non sono ancora convinto... non so perchè, ma non sono entusiasta...
Che rimbambito che sono!!! più prendiamo quota e più il panorama diventa notevole... il sentiero sale benone... non è un cammino difficile, ma nemmeno per tutti.... la compagnia è proprio bella (anche se qualcuno continua a far notare la scarsa presenza del gentil sesso)... c'è il sole, non fa caldissimo, ma per fortuna il vento non è forte come da previsioni...

Da Punta Martin


Da Punta Martin


Sul percorso incontriamo una bella comitiva di scout...
è bello vedere che si avvicinano così giovani alla montagna... ma personalmente credo che come tipoligia d'uscita fosse un pò troppo impegnativa x loro e con qualche rischio... anche se poi è stato proprio piacevole vederli arrivare tutti in cima felici...

Comunque, come dicevo prima, più salgo e più questa uscita inizia a piacermi davvero molto...
come descritto nelle varie recensioni su questa meta, arriviamo su un bel tratto in cresta e nell'ultima parte è d'obbligo aiutarsi con le braccia per salire... BELLO BELLO BELLO...

Da Punta Martin


Da Punta Martin


Finalmente in cima... CHE SPETTACOLO!!!

Da Punta Martin


Da Punta Martin


Si mangia... ci si guarda intorno... cerchiamo con lo sguardo Nando (il nostro amico a 4 zampe) che arrivato in vetta a fatto perdere le sue tracce... si chiacchera... si fanno foto...
ed arriva anche l'ora di scendere...
Come ci aveva detto Paolo, riprendiamo la discesa su un sentiero bello e largo... dobbiamo passare dall'altra parte della vallata e poi ad un certo punto seguiremo degli "ometti" che qualche impavido ha messo per indicare una discesa alternativa...

Da Punta Martin


l'alternativa vera sarà poi scendere nel canalone...

Da Punta Martin


per fortuna che questo giro non mi convinceva... è sempre + BELLO!!!
ok un pelo difficoltoso in alcuni punti, da non percorrere con leggerezza...
ma decisamente emozionante...
La compagnia è fantastica davvero... la giornata spettacolare... il posto incantevole...
ma chia ha voglia di scendere??? io NO!!!
pazienza...
il buio sta arrivando ed i colori del tramonto sono al solito mozzafiato...
La giornata è finita... siamo giù alle macchine e prima di ripartire verso casa facciamo una sosta al bar...
Che bellissima giornata!!! GRAZIE a tutti i fantastici compagni di viaggio di oggi...

SEMPLICEMENTE... VAL CODERA

16 novembre 2008

Come si fa a spiegare a parole la bellezza di una valle unica, dove in pochi attimi la vista può spaziare dal fondovalle del lago di Novate Mezzola, con il pianoro paludoso del Pian di Spagna e la possente mole del Legnone a vigilare sul Lario, ai profili tormentati dei monti della Mesolcina, alla verticalità delle pareti rocciose lungo le quali s'inerpica il sentiero sotto i nostri scarponi, a forre e canaloni e valloni incassati scavalcati da antichi ponti di pietra, e distanti cime e creste imbiancate della prima neve novembrina... e poi il paese di Codera, appeso lassù alla sua montagna, così lontano nel suo anacronistico e così suggestivo isolamento, e i gruppi di baite sparsi sui pendii, ma ognuno in un punto così panoramico da far invidia...
E poi ci si è messa anche la giornata, che ci ha regalato un sole splendente in un cielo azzurrissimo ed una temperatura più che gradevole; poi la compagnia, fantastica come sempre (certo però che ce ne vuole, a far pausa accanto alla santella che ricorda disgrazie causate da morbi mortiferi ed amenità del genere... ;-D)...
ed infine, come ultimo dono di un'altra giornata da ricordare, un tramonto spettacolare ad incendiare il cielo e dipingere di riflessi dorati le calme acque del lago, stretto laggiù fra gli scuri profili dei monti a fargli da corona...

Già questa primavera avevo provato a descrivere tanta bellezza, ma davvero faccio fatica a trovare parole che non siano troppo retoriche o comunque inadeguate.
E forse non è poi un male, perchè chi ha la fortuna di poter visitare questa valle incantata credo che porti via con sé ricordi che valgono ben più di qualsiasi parola, e d'altra parte accontentarsi di leggere un racconto o guardare una foto di questi luoghi è un peccato: ci sono tantissimi posti che meritano di essere visti, grandi o meno, famosi o meno, celebrati o meno.

Bene, fra tutti quei posti, la val Codera merita senza dubbio non solo di essere vista... merita di essere vissuta. Senza fretta però, perchè quassù il mondo ancora gira al ritmo antico di una volta, ed è davvero un gran bel girare.
Bruno


Lago di Novate Mezzola, Pian di Spagna e Legnone innevato

Gruppo in fila indiana sul ripido sentiero per Codera

Il paese di Codera

Incantevole panorama dalla frazione Cii

I VagaMonti! di giornata: Andrea, Bruno, Marco, Paolo, Elisa, Mauro e Rossella

domenica 19 ottobre 2008

La nobil leggenda della Guerriera bella e crudele e di Grignetta sua sentinella in quel dì nobile di ottobre decimonono nell'Anno Domini MMVIII

Ciò che facemmo il dì nobile di ottobre decimonono nell'Anno Domini MMVIII canteranno i posteri ad imperitura memoria di chi sfidò la guerriera bella e senza amore che Iddio punì volgendo in monte!



Ed ella ci attendea porgendo seco funeree lapidi a trasecolar l'ardito cavaliere che sul suo ripido procedere ripetea "Avere te voglio o morire!"



Ma ella dall'alto ci vedea salire ed il suo dileggio echeggiò dalle forre che come fauci aperte attendeano il nostro piede in fallo!


E strapiombi aguzzi, e corde sottili a vincere il precipizio e scale artigliate dal vento ci trovarono fermi a procedere verso la vetta bella e crudele!



Neppur gli strali della maligna sentinella che giungeano al capo o al tronco, neppure i massi gettati al canalone. Stavolta la freccia in fronte non scoccò e si nobil ventura procedette nella luce fin quasi all'apice dell'ardir supremo, vetta nobile e crudel che ira ormai mutava in nuvole minacciose sopra il capo!



Ma più dell'onor e dell'amor potè il digiuno e dopo tanta speme a si nobil ventura il ventre vuoto deviò a quel di Rosalba locanda ove riproponemmo il nostro grande amore alla vetta ostile ma col ventre pieno e la pancia al sole!



Così scendendo da più dolce declivio e rimirando in lontananza sì vetta bella e ostile, già la nostalgia riporta alla direttissima via che al suo cuore porta!

martedì 7 ottobre 2008

Sul Legnone... Anzi no!

Ascesa mancata alla prima cima del lago di Como
4 ottobre 2008


L'escursione al Legnone di quel sabato è cominciata, in realtà, al venerdì, con un messaggio sul telefonino da parte di Bicio: "sulla cima di domani è caduta della neve."

In pratica, sabato mattina siamo partiti senza sapere con certezza se saremmo potuti arrivare alla cima.

Perfetto.

Comunque, il morale della truppa restava alto, anche per via della giornata spettacolare di cui potevamo godere: neanche una nuvola oscurava il cielo del lago di Como.
Giornata spettacolare, ma anche bella fresca. in effetti fa un freddo becco, e il caffè che prendiamo al rifugio Roccoli Lorla ci sta tutto.

Di fronte a noi, il Legnone domina sul lago ed in effetti la cima è decisamente imbiancata.
In realtà, non appena usciti dal bosco che caratterizza la prima parte di sentiero, il percorso si presenta non difficile, ma coperto da un fastidiosissimo strato di neve del giorno prima, che rende il tutto piuttosto insidioso.
Il secco: "Minchia se è scivoloso!" sganciato da Sara al primo mezzo capitombolo vale più di mille parole.

Alla prima sosta, possiamo godere di una splendida panoramica dell'estremità nord del lago, con vista sulla Val di Spagna:


A questo punto, il sentiero comincia a salire più deciso, e il passaggio diventa ancora più complicato per via dello strato di neve, diventato ormai un vetrato di neve-misto-grandine. Incrociamo un paio di escursionisti, che prima di noi hanno tentato di raggiungere la cima, e le notizie non sono buone: hanno dovuto rinunciare, perchè il tratto finale è impraticabile.

Continuiamo la salita, ed arriviamo all'ultima pausa, al bivacco Cà de Legn. proprio sotto la cima. Ne approfittiamo per mangiare un panino, mentre Bicio va avanti a verificare il percorso. Poco dopo torna, ed il responso è quello che temevamo: da lì in avanti, senza ramponi non si va da nessuna parte. Salire, volendo, sarebbe ancora possibile, ma scendere sarebbe troppo pericoloso.

Ma il buon Bicio, forse presagendo il problema, aveva pronto il piano di riserva: si scende al rifugio, si mangia qualcos'altro con calma, e poi nel pomeriggio saliremo sul Legnoncino, cima decisamente più bassa (1711 metri contro i 2609 del fratello maggiore), ma dotata di panorami altrettanto notevoli.

La pausa sul prato presso il rifugio, oltre ad altri panini e dolci assortiti, ci da modo di far conoscenza con il cane del rifugio, un bel pastorone bernese, che prontamente stringe amicizia con Bicio. Sarà questione di affinità? A voi giudicare...


Non senza rimorso lasciamo il nostro amicone e la pennica che già stavamo gustando sotto il bel sole, per incamminarci verso il Legnoncino.

La salita è facile facile, lungo una mulattiera della vecchia Linea Cadorna.

E siccome, probabilmente, gli sembrava troppo facile, Bicio pensa bene di deviare al primo taglio che si trova davanti. Noi, da bravi pecoroni, lo seguiamo, solo per trovarci dopo pochi metri, in mezzo ai rami e le sterpaglie, con la voce di Bicio che ci dice: "tornate sulla strada!". Riprendiamo la mulattiera e il tutto finisce in risate.

Arrivati in cima al Legnoncino, lo spettacolo è semplicemente fantastico, con tutte le cime del lago in bella vista. Questa foto ne è solo un esempio:


Siccome tira un freddo becco, ci tratteniamo giusto il tempo di una foto di gruppo e scendiamo.

Terzo passaggio al rifugio Roccoli-Lorla, e terza sosta, stavolta con le gambe sotto al tavolo, per la merendona finale a base di torte, castagne alla panna (uau!) e bevande calde, degna conclusione di cotanta giornata.

mercoledì 6 agosto 2008

Da Cento a Zero


E' un po' quello che mi è successo in questi cinque giorni.

Con ordine.

- Notte tra venerdì 1 e sabato 2 agosto: sto male di stomaco, passo la notte in bianco. Come risultato, sono costretto a rinunciare all'escursione sulla Becca di Nana con Fabrizio e gli amici di Zainoinspalla di sabato mattina.

Fa niente. Mi aspettano ben sei giorni di trekking duro in Svizzera, sempre con Fabrizio, dal 10 al 15. Mi riposo e mi preparo.

- Lunedì 4 agosto: siccome qualche doloretto rimane, e fra sabato e domenica ho anche avuto qualche linea di febbre, vado dal medico e mi faccio visitare. Ed il medico, implacabile, sgancia il suo verdetto: intossicazione alimentare. Niente di serio, il più è passato, ma devo evitare sforzi e riposarmi molto. Per almeno dieci giorni.

Dovendo partire io la domenica seguente, il conto è presto fatto: devo rinunciare anche al trek in Svizzera. Per queste ferie d'agosto, montagne niente.

In pratica, in tre giorni sono passato dalla prospettiva di una full immersion di cime da bava alla bocca a quella di pantofole e poltrona forzati.

Mi frullano abbastanza, come potete immaginare.

Se non altro, mi vedrò le Olimpiadi per bene. Poco male, no?

Poco male i miei c******i!

Vabbè, fine del pippotto. Mi rifarò ai primi di settembre al rifugio Deffeyes...

Buone ferie a tutti.

lunedì 28 luglio 2008

che spettacolo... il Gran Paradiso...

veramente non dovevo venire da queste parti... la nostra meta ufficiale doveva essere la Presanella, ma a causa delle condizioni non favorevoli dalla via che Paolo aveva in mente abbiamo deciso di rimandare e di scegliere un'altra destinazione... io sono proprio all'inizio della mia esperienza su ghiaccio ma quando la nostra "guida" ha proposto il Gran Paradiso ero gasatissimo... un pò intimorito (il mio primo 4000... WOW!!!) ma con la testa già lassù...
anche la scelta della data non è stata semplice... il rifugio d'appoggio (Vittorio Emanuele) in questo periodo è sempre al completo e la nostra partenza slitta da 13/14 luglio a 26/27... doppio Spettacolo!!! il giorno del mio compleanno a 4000 metri!!! non potevo avere un regalo più bello!!!
ma partiamo dall'inizio...
sono l'intruso in una compagnia di scalatori... e quando saremo sul ghiaccio la differenza tra me e loro sarà evidente... siamo in 9 all'incontro sabato mattina e fatte velocemente le presentazioni con chi ancora non conosco carichiamo le macchine e partiamo...
non conosco molti di loro, ma so già che saranno due giorni fantastici!!! con compagni così non sarebbe portuto essere differente!!!
il primo giorno da programma dobbiamo arrivare al Rifugio Vittorio Emanuele (2700m ca.) ... fra una chiacchera e l'altra e dopo aver fatto una sosta veloce per la spesa ad Aosta (dove 9 uomini rimangono stregati dal fascino di una donzella che seguiranno per tutto il supermercato) arriviamo all'immenso parcheggio in Valsavarenche da dove parte il sentiero...
il tempo non è proprio esaltante... mangiamo dei panini e caricati gli zaini ci mettiamo in marcia... iniziano i primi goccioloni d'acqua che durante il percorso diventeranno grandine e poi ancora acqua... ma non importa... le previsioni non sono cattive... speriamo per una volta che abbiano ragione... la salita non è particolarmente impegnativa... sono circa 700 metri di dislivello su un sentiero molto bello... ed in un paio d'ore siamo a destinazione...
il rifugio è grandicello (120 posti circa) e qualche metro distante c'è anche il rifugio invernale dove dormiremo noi... siamo un pò umidi e ci cambiamo velocemente nella nostra camera...
fuori continua a piovere, non vuole proprio smettere... e per ingannare il tempo in attesa del nostro turno per la cena facciamo qualche partita a carte...
ore 20.30 la cena è servita!!!
che confusione nella sala da pranzo... deve essere un bel casotto gestire tanta gente...
ma confusione a parte, è proprio uno spettacolo... possiamo cenare con comodo, siamo quelli dell'ultimo turno... si chiacchera del più e del meno, si continua a guardare fuori sperando che il tempo migliori, si parla di domani, di cosa ci aspetterà... si mangia... tutto buonissimo ed abbondante... ed arriva anche l'ora di andare a letto... domani mattina sveglia alle 3.00!!!
ore 3,00 del 27 luglio
suona la sveglia, ma non era quasi necessaria... eravamo praticamente tutti svegli... non credo di aver dormito molto... sarà stato il letto scomodo... o un pò di apprensione per la salita che ci aspetta... o ??? e che ne so... comunque non eravamo stanchi...
fuori c'è una stellata da paura... non poteva essere migliore l'inizio di questa giornata...
alle 3,30 nel salone c'è già un sacco di gente a fare colazione...
intorno alle 4,00 siamo fuori pronti a partire...
non si vede proprio un tubo... Paolo ci guida in mezzo alle rocce... cammineremo quasi un'ora prima di raggiungere l'attacco del ghiacciaio... avanti a noi qualche luce... ma quando la strada diventa un dilemma si accodano a noi... (qualcuno che non è mai stato da questa parti sta guidando un trenino impressionante di persone al ghiacciaio) basta voltarsi e guardare dietro una processione lunghissima che ci sta seguendo... fa quasi impressione vedere nel buoi della notte questo lunghissimo serpentone di frontali che si snoda lungo il percorso...
sono circa le 5 e iniziamo la vestizione e la preparazione delle cordate... 3 da 3...
Paolo-io-Guge, Max-Paolo-Gilberto, Tone-Marco-Serafino

qualcuno si è portato avanti a noi e ci fa la traccia...
con comodo partiamo... le frontali non servono più... le montagne che ci circondano iniziano a prendere colori d'incanto...
per ora tutto procede benone...
il mio capocordata che la sera prima mi aveva fatto imparare un paio di nodi e che mi aveva aiutato a preparare le maniglie, ora mi fa vedere come impugnare correttamente la piccozza e come procedere con i ramponi... (sorry sono alle prime armi)
la salita non molla mai... prima o poi spianerà da qualche parte?! ma dove?
secondo alcune previsioni ci metteremo almeno almeno 6/7 ore contro le 4 (se non ricordo male) da tabella... e avrà ragione...
inesorabili saliamo e la fatica si fa sentire... non è tecnicamente difficile... mentre qualche metro più in basso il giorno prima pioveva qui si era depositato un sottile strato di neve... di crepacci neppure l'ombra ad eccezione di una piccola fessura sotto la cresta finale... oggi ci aspettano 1300 m di salita da 2700 a 4061 m... qulche piccola pausa per recuperare è d'obbligo per tutti...
uno dei nostri oggi non è in giornata, ma con uno spirito da leone qualche barretta, un pò di the caldo (un grazie ancora ai rifugisti gentilissimi che al mattino ci hanno fatto trovare i thermos pieni) e soprattutto Grazie al supporto di un gruppo di amici straordinario continuamo la salita...
che fatica!!! quanta gente!!! il mondo oggi è qui!!!
dirigiamo verso il colletto poco sotto la cima in fila indiana con passo molto lento... visto in foto sembrerebbe un semplice "traverso"... ma sale... e sale... e sale... ogni tre passi quasi ci si ferma... troppa gente... raggiunto il colle miriamo alle roccette e seguo Paolo su... su... sempre più in alto...
WOW!!! che spettacolo!!! sono le 9,50 e siamo fermi sulla cima ad una ventina di metri dalla madonnina... da qui non ci si muove... davanti a noi ci sono altre cordate... qualcuno incurante del resto del mondo si ferma in vetta impedendo ad altri di poter godere di tanta bellezza... qualche guida si fa largo fra le cordate fregandosene di tutto e di tutti... visto come vanno le cose decidiamo di scendere al colletto dove c'è un pò più di spazio...
CHE GIOIA!!! nonostante non si sia potuto arrivare alla madonnina, siamo arrivati tutti insieme fin quassù!!! foto, abbracci ed una veloce pausa pranzo/barrette prima di riprendere la via del ritorno...
è difficile descrivere a parole quanto sia stato bello ... peccato ci sia stata così tanta gente... peccato che certe persone anche in questo Paradiso abbiano dimenticato il rispetto a valle...
ma poco importa eravamo tutti insieme... entusiasti all'ennesima potenza... con una giornata bellissima in un posto che ha lasciato in tutti noi un ricordo bellissimo...
era anche il mio compleanno... e non potevo farmi davvero un regalo più bello... non potevo davvero ricevere un dono così grande... e non mi riferisco al fatto di essere stato sulla cima del Gran Paradiso... il dono così grande è stato trascorrere due giorni con questi compagni di viaggio davvero straordinari e con tante altre persone per me importanti che ho portato nei miei pensieri con me lassù...
E' ora di scendere... anche se vorremmo tutti fermarci ancora un pò...
la discesa come ogni discesa sembrerà più lunga della salita...
per me che ho poca confidenza con il ghiaccio sembrerà ancora più lunga...
alla fine del ghiacciaio facciamo una piccola foto di gruppo e ripartiamo...
dopo una tappa obbligata al rigufio, con malincuore riprendiamo ancora la discesa.. sono circa le 17,oo e siamo di nuovo nel grande parcheggio...
a sorpresa spuntano torta e spumante per festeggiare... (ho detto che i miei compagni di viaggio sono fantastici?!!!)
Giro al bar prima di metterci in macchina e poi rientro a casa...

martedì 8 luglio 2008

Il Sustenhorn, profonda Svizzera

Weekend sui ghiacciai delle Alpi di Uri

5-6 luglio 2008


In Svizzera c'ero già stato (ultima volta solo due settimane fa), ma COSI' in Svizzera decisamente mai.

Sempre preda della voglia acuta di ghiacciaio che in questo periodo dell'anno pervade il VagaMonti medio, e grazie ai buoni auspici di Bicio di Zainioinspalla, mi sono unito al buon Giorgio Giudici in questa due giorni, obiettivo i 3504 mt. del Sustenhorn, cima che divide i Cantoni di Berna e Uri.

L'avvicinamento in auto va via liscio, a parte le ovvie ed inevitabili interferenze del TomTom di bordo, per una volta non mio: io e Silvia stiamo percorrendo la strada del passo del Susten, per dirigerci al ritrovo di Steingletscher quando, nel pieno di una strada dritta e priva di qualunque deviazione, ma soprattutto GIUSTA, il navigatore se ne esce con: “Tornare indietro appena possibile!”

Ci guardiamo un attimo, e decidiamo di non dargli retta. E lui insiste: “Tornare indietro appena possibile!”.

5 minuti dopo, senza avergli ovviamente dato retta, giungiamo a destinazione ed al ritrovo con Giorgio. Ah, i prodigi della scienza moderna...

Anche il pranzetto pre-salita riserva i suoi bei momenti. Orietta ha appena finito di spazzolarsi un piatto di carne ed insalata, ma ha lasciato lì la salsa d'accompagno. Il buon Giorgio non ci pensa su due volte, ed afferrata la forchetta si ficca in bocca l'intero pastone, col suo bel carico di burro e spezie, incurante dei tentativi miei e di altri due di stopparlo prima che compia l'insano gesto. Troppo tardi. La reazione di disgusto di Giorgio è inequivocabile...

Esaurite le formalità, lasciamo le macchine alla partenza del sentiero per il rifugio Tierbergli e ci incamminiamo. Il sole c'è, ma non è eccezionale. Speriamo per domani...

La salita mi mette alla prova più del previsto, ma non c'è niente da fare: i percorsi come questo, fatti di rocce e roccette irregolari, che spezzano il ritmo ed impediscono un passo costante, proprio non li digerisco. (appunto mentale: d'ora in poi, evitare i piatti a base di salsiccia, patate e salsa alle cipolle SUBITO PRIMA di un salita...) Mi consolo con la visione della valle sotto di noi, davvero magnifica.

Dopo poco più di due ore arriviamo al rifugio, ci piazziamo in camerata e ci prepariamo per la cena. Facciamo i conti con le esigenze dell'adattamento al territorio: l'unica acqua che c'è è quella piovana raccolta, e deve essere riservata ai bisogni primari del rifugio, quindi i servizi con acqua corrente vengono aperti solo di notte, e per il minimo indispensabile.

Dopo cena, a letto presto: la sveglia domenica mattina è alle 4:30, e partenza alle 5:30. E' necessario, per poter affrontare le tre ore di salita con calma e godendo della neve migliore.

Alla partenza, il cielo ci premia con una bella vista della cima, che solo la sera prima era coperta dalle nubi.

In effetti, le nuvole si muovono molto rapidamente per via del vento, e man mano che procediamo ci accorgiamo di trovarci in uno squarcio di sole molto instabile in mezzo a nuvole molto minacciose, che in pianura stanno già portando acqua a secchiate.

La salita è dolce, ma da affrontare con attenzione, perchè i crepacci non mancano e più di una volta Giorgio ci invita a tenere la corda tesa ed essere “rapidi e leggeri!”

Le tre ore previste (anche un filo di più!) ci vogliono tutte per arrivare in vetta senza scalmanarsi, e non siamo nemmeno premiati dal panorama, perchè ormai le nubi ci hanno circondato. Ma nemmeno l'ORRIDO tè alla menta del rifugio che ci riempie le borracce lava via la soddisfazione e mi concedo il lusso di un primo piano sotto la croce di vetta. E comunque, Giorgio ci leva ogni dubbio descrivendoci a memoria i paesaggi sotto, compresa la Val d'Ossola perché, come lui ci ricorda, “da dovunque sei in montagna si vede la Val d'Ossola!”.

La discesa al rifugio non presenta problemi. Già diverso il sentiero di ritorno alle macchine: appena partiamo si scatena un bell'acquazzone, e sulle rocce e roccette di cui sopra, ora viscide, c'è da stare attenti. Ciò non mi impedisce di scivolare e poggiare pesantemente sul sentiero i miei quarti più nobili, che prontamente si inzuppano di sana acqua piovana svizzera.

Ah, ovviamente, il tempo di arrivare a valle e l'acquazzone smette. Ma sarà bastardo?

Nonostante tutto, è decisamente presto, appena l'una del pomeriggio, e quindi mentre il resto del gruppo si trattiene al ristorante del passo (si vede che Giorgio voleva fare il bis della salsina-pastone di ieri...), io e Silvia ripartiamo in macchina subito per Milano.

Bel weekend, bel gruppo, gran cima. Mej de inscìi...!

giovedì 3 luglio 2008

"Essa ci piace molto"

Una giornata sul ghiacciaio del Breithorn
22 giugno 2008

Domenica sera. In tv danno la partita della nazionale di calcio e naturalmente, da buon italiano medio, la sto guardando. Con gli occhi.
In realtà però, di quello che succede sul campo quasi non me ne accorgo, perchè nella mia testa girano già i ricordi di questa meravigliosa giornata trascorsa per i monti fra pietraie, morene e neve, in gran compagnia.

E di ricordi oggi ho fatto proprio la scorta, a cominciare dal ritrovo alle quattro di mattina, ad un orario che vede la periferia di Milano popolata per lo più da una fauna che con la montagna non c'entra proprio tanto tanto... d'altronde, se vuoi andare sul ghiacciaio del Breithorn e vuoi farlo sparandoti i suoi bei 1400 metri di dislivello partendo da casa, non è che puoi star tanto lì a ronfare sotto le coperte... ad ogni modo siamo in viaggio, e dalle parti di Gravellona Toce il parabrezza si bagna di pioggia: sembra un film già visto, quello del maltempo che ci nega un'uscita su ghiacciaio, e mentre qualcuno resta fiducioso, qualcun altro già individua l'ottima alternativa del rifugio Parpinasca, dove trovare una gustosissima consolazione con le gambe sotto al tavolo.

Sono le sei e mezza, al Passo del Sempione, e le nuvole sono rimaste in Italia. Nel frattempo, noi “milanesi” siamo arrivati prima di chi ha dormito a Simplon Dorf, a dieci minuti da qui... molto bene.
Ma gli altri non tardano, e per le sette, distribuita da parte di Giorgio l'attrezzatura a chi ne ha bisogno, siamo pronti a lasciarci il casermone dell'Ospizio alle spalle. In lontananza davanti a noi già si può ben vedere il Colle del Breithorn con il ghiacciaio bianco di tutta la neve caduta recentemente, e la nostra cima alla sua destra.
Lassù, sulla destra, il Breithorn, la nostra meta odierna

Per alcuni minuti il sentiero prende dolcemente quota fra i prati che circondano il Passo, poi comincia pian piano a salire (costeggiato dall'acqua di un piccolo canale artificiale...) tagliando un ripido pendio, finchè Giorgio si ferma e con un sogghigno che ha un non so che di sadico ci annuncia: “Voi non ci crederete, ma si va di qua.” Guardando a destra, ecco quel che ci aspetta. La stretta e contorta traccia di un sentierino che bella in piedi sale lungo il ripido fianco della montagna.
Ci crediamo, Giorgio, eccome se ci crediamo... e finalmente comincia il divertimento, quello “sano”, fatto di quadricipiti che si fanno sentire, polpacci che mordono, braccia che spingono sui bastoncini telescopici, sudore dalla fronte, e uno stambecco che dal bordo di un costone ci osserva incuriosito...
Attraversiamo una stretta lingua di neve, poi risaliamo la morena, ancora un nevaietto da risalire lungo la linea di massima pendenza, di nuovo morena... pausa. Il panorama che si stende davanti a noi toglie il fiato: sotto di noi il pendio va giù, giù fino a Briga, che s'intravede nel fondovalle, quasi duemila metri più in basso; ma l'occhio è catturato dalle cime, e (vuoi perchè l'ossigeno comincia a scarseggiare, vuoi perchè in fondo un po' scemi lo siamo già di nostro) ci si lancia nell'imitazione di Cochi e Renato, perchè... “L'orizzonte è tuuutta una roba di neve. Bianca, come se fosse neve. Essa va da destra a sinistra – o da sinistra a destra, tanto è lo stesso – su e giù, giù e su. Insomma, a zig zag. Essa ci piace molto.” ...e mi fermo qui, che è meglio. Lo spettacolare panorama: sullo sfondo le montagne bernesi, a destra il Breithorn

Nel frattempo, Orietta si prodiga nello svuotare un po' uno zaino troppo pesante, che ha stancato oltre misura le gambe di un compagno di viaggio, e la roba in eccesso viene nascosta sotto un grosso masso.
Si riparte attraversando una breve ma divertente zona di roccette un po' mobili, per rimettere piede sulla neve, che in molti punti ha il colore rosso ocra della sabbia sahariana portata fin qui dal vento, e dopo un altro po' di strada siamo finalmente alla base del ghiacciaio, e possiamo imbragarci ed infilare i ramponi.
Breve spiegazione di Giorgio sui nodi che si utilizzano in cordata, un saluto al compagno di viaggio ormai troppo stanco per proseguire, che si ferma ad aspettarci qui, e le cordate sono pronte. Con Orietta si legano Marinella e Maurizio, clienti di Montagna e Natura, mentre noialtri ci leghiamo a Giorgio.
I due Andrea e Sara in cordata

Si punta il Colle del Breithorn, dritto davanti a noi, e quando l'avremo raggiunto piegheremo a destra per raggiungere la nostra cima.
Il ghiacciaio è stra-coperto dalle recenti nevicate, non s'intravede l'ombra di un crepaccio, ed in lontananza quattro persone stanno lasciando la loro traccia sul ripido pendio. Si parte.
Giorgio tiene un bel passo regolare, ma lo stesso un crampo bastardo s'impadronisce del quadricipite di un altro di noi, che però grintosamente non desiste; lasciamo così passare avanti la cordata di Orietta, e rallentiamo il passo, inframezzandolo con numerose pause, per far sì che il nostro amico possa continuare senza troppi problemi. Certo le condizioni del ghiacciaio non è che aiutino proprio un granchè, visto che la neve è bella fonda, il sole comincia a scaldarla e tutto questo ci fa affondare, spesso fin quasi al ginocchio, aumentando la fatica e non di poco.
Pian pianino, con pazienza abbiamo risalito un bel po' del dislivello fino al Colle, ma manca ancora il tratto più duro. Così Giorgio decide di cambiare le cordate: due di noi (nel frattempo i crampi hanno mietuto un'altra vittima) passano con Orietta, mentre Marinella e Maurizio prendono posto nella nostra cordata. Giorgio ora aumenta il passo, perchè comincia a farsi tardi, e le nuvole stanno coprendo il panorama. Non senza fatica arriviamo al Colle e, dopo una breve pausa, in circa venti minuti di cammino più agevole la nostra cordata raggiunge finalmente, con soddisfazione, la cima. Maurizio e Giorgio al Colle del Breithorn; sullo sfondo la vetta


Pacche sulle spalle, panini, fotografie, Monte Leone che ci guarda dritto negli occhi (ma che bella montagna...), e soprattutto grandi sorrisi e voglia di restare quassù, tra questi silenzi e questa meravigliosa pace il più a lungo possibile. Momenti da respirare a pieni polmoni, momenti che solo la quieta, magica grandiosità della montagna, forse, è in grado di donare. Giorgio, Dario, Bruno e Sara sulla cima del Breithorn (3401 m.)

Però ora c'è da scendere, e ci si lega di nuovo. In un amen siamo di nuovo al Colle, e da qui Giorgio si butta giù a piombo lungo la linea di massima pendenza, per risparmiare tempo e strada. Incontriamo di nuovo la cordata dei nostri amici, che almeno sono riusciti a raggiungere il Colle, e ne siamo contenti per loro...
Quando il rischio d'incontrare crepacci finisce, le cordate si sciolgono, e d'ora in poi si procederà ognuno del suo passo, chi chiacchierando, chi godendosi qualche momento di solitudine assaporando il gusto di questa giornata.
Ritrovato il nostro amico dove l'avevamo lasciato, dopo una breve pausa a base di nutella e marmellata si riparte a gruppo completo lungo le lingue di neve, che nei punti più ripidi ci consentono qualche bella e spassosa “sciata”, e poi di nuovo la pietraia, la morena e via così.
Ormai nei pressi dell'Ospizio, ci si volta per un attimo ancora ad ammirare la montagna da cui siamo appena scesi, di nuovo severa nella sua imponente lontananza. E provo una sensazione che fatico a spiegarmi, c'è sicuramente la contentezza, ma mi sento anche così piccolo, di fronte alla Natura...

Prima che la giornata finisca, c'è ancora il tempo di una Radler in compagnia giù a Simplon Dorf, all'hotel gestito da una coppia italo-spagnola... stasera da queste parti mi sa che voleranno coltelli... ;-)))

L'ultimo rigore degli spagnoli s'è infilato in rete, in semifinale ci vanno loro... qualcuno a Simplon Dorf festeggerà...
...ma che meraviglia di giornata fra pietraie, morene e neve, in gran compagnia, oggi...

Potete leggere questo racconto anche sul sito dell'amico Bicio: http://www.zainoinspalla.it/resoconti/ghiaccio_breithorn_sempione_1483.asp

lunedì 16 giugno 2008

Nuvole, lago e cielo al Barbellino. 8 giugno 2008

E' la compagnia che fa dimenticare la pioggia. Chissà come mi vengono certe uscite, però mi escono vere. Così ancora una volta scelgo una buona compagnia sotto la pioggia e mi ritrovo sveglia in una cucina deserta con lo zaino pronto all’ingresso. Giugno piovoso e impietoso. Appuntamento a casa di Bruno, giusto il tempo per un saluto. Arriva Andrea e via, si parte. Ci conosciamo dalla finestra di Durand, altra uscita battezzata dalla pioggia, io sono quella che correva… e ho ancora in mente il barattolo di Nutella uscito come un miraggio dalla cambusa di Andrea. Arriviamo al sentiero alle 10, il tempo sembra aprirsi, fa perfino caldo. Meta di oggi: il rifugio Barbellino a 2130 metri, un buon dislivello pensando al Breithorn che ci attende. E come tanti funghi, ecco un nutrito gruppo di escursionisti che ci precede e ci affianca e ci tallona nel primo tratto della mulattiera. Qualche foto di rito, giusto per allenare la mano e l’occhio ed ecco subito, tra gli squarci del fogliame, le cascate rigonfie del Serio che ci accompagnano per un buon tratto di strada.

Dopo un’ora di cammino, usciamo finalmente allo scoperto e la mulattiera inizia a inerpicarsi lenta e quasi assolata, puntiamo in alto con buona lena, mentre qualche corridore scende controcorrente. Mi volto di tanto in tanto e lo sguardo si perde nel fondovalle sempre più lontano. Al bivio per il giro delle Orobiche, Bruno ha forse un ripensamento sulla meta di oggi, ma Andrea fortunatamente è folgorato da momentanea ispirazione artistica e obbliga entrambi ad assumere a pose plastiche neo buddiste sullo sfondo delle cascate… Passiamo il rifugio-casa-albergo Curò e iniziamo a costeggiare il bellissimo lago artificiale, con il suo verdeacqua da cartolina e la piccola cappella.

Tra scherzi e foto di rito calpestiamo quindi la prima neve (giugno?) per poi salire fino a un sentiero di roccia che corre quasi in piano sovrastando un paesaggio mozzafiato, fatto di lago e monti e nubi rigonfie; ci fermiamo giusto per seguire con lo sguardo qualche temerario alpinista sciatore.

L’ultimo tratto è silenzioso, ha iniziato a piovere e ci siamo attrezzati, chi con la giacca, chi con un’elegante mantella rossa rubata alla nonna di Cappuccetto. Manca poco ed eccoci al rifugio, un po’ bagnati e infreddoliti, dove, tolti scarponi e mantelle, infiliamo i piedi sotto il tavolo per uscirne solo dopo due ore di polenta, salumi, torta e bombardino che, dice Bruno, crea pericolosa assuefazione tra gli escursionisti. Satolli e un po’ sopiti, ricomincia la discesa, piove e non c’è niente da fare, si accetta la giornata così, al lago artificiale c’è un momento di tregua e noi ci si ferma lì, come tanti elementi matti del paesaggio, temporeggiando, chiedendo silenziosamente ancora un attimo di felicità prima di tornare al lavoro e alla città di sempre.

Il lungo giro intorno al lago ci riporta al Curò, ormai deserto, sotto la pioggia che è diventata ormai un acquazzone, si sosta per un caffè e per il diluvio universale. Si fa tardi e non spiove, e la combriccola riparte sotto mantelle, cappelli e coprizaino, e mentre il fondovalle si avvicina c'è ripensa all'anno prima, chi alle prove del coro, e così lasciamo il silenzio della pioggia e di questa splendida valle.

domenica 15 giugno 2008

Al Rifugio Omio

Tra Bagni introvabili, cartelli traditori ed e-conference di altissimo livello

1 giugno 2008


La continua ricerca di percorsi allenanti per le imprese a venire porta me ed il Brünig la Rifugio Omio, in Val dell'Oro, sopra i Bagni di Masino...

...A trovarli, i Bagni di Masino. Sì perchè, come sempre, al momento di digitare il luogo di destinazione sul mio TomTom, non compare nulla, e ci tocca arrangiarci da San Martino in poi. Arriviamo comunque sul posto senza problemi, per poi scoprire che il navigatore indicava il luogo come "Bagni DEL Masino", aggiungendoci per simpatia anche una bella pernacchia...

Fa niente. Partiamo dal parchieggio e, dopo pochi minuti, un cartello ci indica una via alternativa e più lunga a quella che dovremmo percorrere per giungere a destinazione. Chissà perchè, la tentazione di seguire il suggerimento non ci sfiora nemmeno per un minuto...


Subito dopo, una piccola deviazione ci porta a pochi metri dal letto di un torrentello bello carico dopo le pioggie degli ultimi giorni. Mi avventuro tra i sassi umidi per avvicinarmi il più possibile, salvo poi vedere Bruno arrivare in tutta tranquillità e sicurezza indicandomi, con quello sguardo da prendingiro di cui solo lui è capace, un sicuro passaggio a pochi metri di distanza...


Fa niente (di nuovo). Iniziamo a camminare sul serio, e ci inoltriamo nel bosco fino ad una prima radura, dove incrociamo un gruppetto di ragazzi diretti al rifugio e possiamo godere di un primo squarcio di panorama.

Usciti definitivamente dal bosco, il sentiero si fa roccioso, ed un altro torrentello (lo stesso di prima?) ci finisce addirittura tra i piedi, un passaggio di quelli che personalmente mi danno sempre un discreto gusto (almeno, da quando porto un paio di scarponi che tengono l'acqua). La foto con annesso fondoschiena del Brünig vi rende l'idea.


All'arrivo il rifugio è chiuso, e quindi ci adagiamo sui gradini di pietra per consumare i panini. Colonna sonora al nostro pranzo è la dotta lezione che una sciùra dietro di noi tiene ad un suo amico sulle funzioni ed i vantaggi di Skype. L'amico della signora non pare aver afferrato alla perfezione il concetto (il primo quarto d'ora lo impiega a capire che non si sta parlando di TV satellitare), poi finalmente arrivano i risultati. Almeno la pronuncia gli è chiara: si dice "Scàipe". Il più è fatto.

Visto che, fra una cosa e l'altra, abbiamo fatto presto, ho tutto il tempo di schiacciare una minipennica sotto il cielo nuvoloso, e di scattare una bella foto al Passo Barbacan sopra di noi, punto di passaggio del Sentiero Roma (che il buon Roger vi ha già descritto in un post precedente), che dopo l'Omio conclude la sua prima tappa al Rifugio Gianetti.


E poi si scende.

Un'escursione notevole, con un dislivello non banale ma costante e ben distribuito. Ma ben altro ci aspetta...