Tutti quanti noi, di solito, sogniamo un Natale pieno di neve.
Dieci anni fa, il giorno di Natale, sull'Annapurna di neve ce n'era tanta davvero, metri e metri.
Quel giorno, tre persone stavano tentando di raggiungere la cima di quella splendida montagna, uno dei quattordici 8000 della Terra, per una via nuova.
Un boato secco, ed un'enorme cornice di neve si staccò dalla cresta, travolgendo i tre alpinisti.
Dopo un volo di ottocento metri, Simone Moro riuscì in un modo o nell'altro a portare a casa la pelle.
Ma Dimitri Sobolev e Anatolij Bukreev, purtroppo, non uscirono mai più dalla valanga, che li portò via per sempre.
Qualche mese fa ho avuto la fortuna e il piacere di leggere il libro "Un posto in cielo - i diari di un eroe inconsapevole" (CDA & Vivalda Editori), la rielaborazione dei diari di Bukreev curata dalla sua compagna, Linda Wylie (grazie ad Ely che me l'ha prestato), e mi ha fatto conoscere un personaggio straordinario, assolutamente fuori dal comune per la sua gentilezza, semplicità ed umiltà, al di là delle indiscusse doti alpinistiche. Se non lo conoscete, questa lettura ve la consiglio di cuore.
Dieci anni, una vita fa.
Vorrei ricordarlo oggi, con un suo pensiero:
"Le grandi montagne sono un mondo completamente a parte: neve, ghiaccio, roccia, cielo, aria sottile. Queste cose non puoi conquistarle, puoi solo elevarti alla loro altezza per poco tempo e in cambio esse ti chiedono molto. La tua lotta non é contro un nemico o un concorrente, come nello sport, ma con te stesso, con la tua debolezza e la tua inadeguatezza. Questa é la lotta che mi attrae, ed é per questo che sono diventato un alpinista.
Ogni montagna é diversa dalle altre, ognuna é una vita differente che hai vissuto. Arrivi in cima dopo aver rinunciato a tutto quello che credevi necessario alla sopravvivenza, e ti trovi solo con la tua anima. In quel vuoto puoi riesaminare, in un'ottica diversa, te stesso e tutti i rapporti e gli oggetti che fanno parte del mondo normale." (Anatolij Bukreev).
P.S.: Un pensiero vorrei rivolgerlo anche ad un altro forte alpinista, che ha lasciato questo mondo proprio ieri: Bruno Tassi, il "Camoss". Forse nessuno di noi lo conosceva di persona, ma chiunque abbia mai assistito alla scalata del campanile di Cornalba in occasione della Festa del Villeggiante, avrà capito di chi sto parlando.