Brunneghorn (3833 mt.) - 18 - 19/072009)
Ci sono montagne che ti permettono di dimostrare che a volte l'equazione "più metri di altitudine = + fatica" è una benemerita boiata.
Esempio classico questa cima del Vallese, nella Turtmanntal, che a differenza della sua "cugina" Allalinhorn è più bassa di circa 200 metri ma ha un dislivello molto maggiore e soprattutto un notevolissimo sviluppo.
Con ordine.
A guidarmi nella salita, insieme ad altri amici, è l' "Orso dell'Ossola", l'inossidabile Giorgio Giudici, ormai appoggio fisso per le esperienze su ghiacciaio.
La partenza è con tutta calma, nel pomeriggio di sabato, ed in effetti il grosso del percorso della giornata lo facciamo in macchina, fino alla valle di Turtmann, dove calziamo gli scarponi e percorriamo i tre quarti d'ora di strada che ci separano dalla TurtmannHutte, il rifugio dove pernotteremo.
La cena al rifugio è tranquilla, e lascia spazio per una foto di gruppo al tavolo:
La cena al rifugio è tranquilla, e lascia spazio per una foto di gruppo al tavolo:
Dopo una notte non delle più facili (almeno per me), ci svegliamo come previsto e verso le 5:00 ci mettiamo in cammino. Cammino lungo: il dislivello è di ben 1300 mt. e ci vorranno più di cinque ore per arrivare in vetta senza strappi.
Alla partenza, l'umore di Giorgio non è dei migliori. Posto che il nostro non è l'unico gruppo a salire oggi, ad una rapida verifica, ha scoperto di essere praticamente l'unica guida alpina nei paraggi, e teme di dover fare traccia per tutti, oltre per noi!
Per fortuna siamo tra i primi a partire, ed il gruppo che ci precede ha imboccato una traccia diversa.
Dopo una prima oretta di salita su reccette e morene, inforchiamo i ramponi e cominciamo a pestar neve. Questa prima parte di ghiacciaio non è troppo dura, ma spiega il perchè della lunghezza del percorso: a salitelle relativamente dolci si alternano falsopiani piatti, panoramicamente spettacolosi e la foto lo testimonia:
Ed è con questo tratto sulle gambe che attacchiamo l'ultima ora e mezzo di salita verso la cima. Ed a questo punto il percorso, finora morbido, si alza improvvisamente in piedi, e sul ghiaccio più duro.
Fortunatamente il cielo, finora un po' coperto, si è ben aperto, ma al sole si accompagnano le classiche rafficone di quota, che ci obbligano a tirare definitivamente fuori giacche a vento e guanti:
Arriviamo in cima, e la vista è splendida. A nostra disposizione ci sono, in primissimo piano, il Weisshorn ed il Bischorn ed in tutto questo il Semper Voster ben si merita il ritratto di fianco alla croce:
A questo punto le mie ginocchia, già provate, ricevono la mazzata finale dalla discesa in cordata. Risultato: sono stanco e meno lucido di quello che pensavo, e ripercorrendo uno dei falsopiani dell'andata, in una zona di crepacci, metto un piede in fallo e cado giù come una pera cotta.
E qui Giorgio un po' s'arrabbia, e ha ragione: va bene la stanchezza, ma devo stare più attento. Una sana lezione.
All'arrivo al rifugio, il mio ginocchio sinistro è davvero distrutto, e affronto la discesa dal rifugio alle macchine piegando pochissimo la gamba, un vero tormento.
Non prima, però, di aver fatto un'ultima foto al Weisshorn dalla TurtmannHutte, che con la luce del primo pomeriggio è uno spettacolo senza pari:
Già rivedendo questa foto, il dolore s'attenua. Figuratevi voi cosa può succedere quando riguardo il video panoramico girato in vetta:
Chissà come mai...