martedì 25 dicembre 2007

Tutti quanti noi, di solito, sogniamo un Natale pieno di neve.
Dieci anni fa, il giorno di Natale, sull'Annapurna di neve ce n'era tanta davvero, metri e metri.
Quel giorno, tre persone stavano tentando di raggiungere la cima di quella splendida montagna, uno dei quattordici 8000 della Terra, per una via nuova.
Un boato secco, ed un'enorme cornice di neve si staccò dalla cresta, travolgendo i tre alpinisti.
Dopo un volo di ottocento metri, Simone Moro riuscì in un modo o nell'altro a portare a casa la pelle.
Ma Dimitri Sobolev e Anatolij Bukreev, purtroppo, non uscirono mai più dalla valanga, che li portò via per sempre.
Qualche mese fa ho avuto la fortuna e il piacere di leggere il libro "Un posto in cielo - i diari di un eroe inconsapevole" (CDA & Vivalda Editori), la rielaborazione dei diari di Bukreev curata dalla sua compagna, Linda Wylie (grazie ad Ely che me l'ha prestato), e mi ha fatto conoscere un personaggio straordinario, assolutamente fuori dal comune per la sua gentilezza, semplicità ed umiltà, al di là delle indiscusse doti alpinistiche. Se non lo conoscete, questa lettura ve la consiglio di cuore.
Dieci anni, una vita fa.
Vorrei ricordarlo oggi, con un suo pensiero:
"Le grandi montagne sono un mondo completamente a parte: neve, ghiaccio, roccia, cielo, aria sottile. Queste cose non puoi conquistarle, puoi solo elevarti alla loro altezza per poco tempo e in cambio esse ti chiedono molto. La tua lotta non é contro un nemico o un concorrente, come nello sport, ma con te stesso, con la tua debolezza e la tua inadeguatezza. Questa é la lotta che mi attrae, ed é per questo che sono diventato un alpinista.
Ogni montagna é diversa dalle altre, ognuna é una vita differente che hai vissuto. Arrivi in cima dopo aver rinunciato a tutto quello che credevi necessario alla sopravvivenza, e ti trovi solo con la tua anima. In quel vuoto puoi riesaminare, in un'ottica diversa, te stesso e tutti i rapporti e gli oggetti che fanno parte del mondo normale." (Anatolij Bukreev).
P.S.: Un pensiero vorrei rivolgerlo anche ad un altro forte alpinista, che ha lasciato questo mondo proprio ieri: Bruno Tassi, il "Camoss". Forse nessuno di noi lo conosceva di persona, ma chiunque abbia mai assistito alla scalata del campanile di Cornalba in occasione della Festa del Villeggiante, avrà capito di chi sto parlando.

domenica 23 dicembre 2007

Agli alpeggi alti di Varzo

9 dicembre 2007

Erano lì.
Da qualche settimana, ormai, ogni volta che entravo nel mio box, mi guardavano quasi imploranti e mi chiedevano: "Ma quando tocca a noi?".

Le mie ciaspole.
Sentivano che era tornato il freddo, ed avevano una gran voglia di mordere la neve.

L'occasione di rimetterle ai piedi è scattata il 9 dicembre, con la mia prima ciaspolata della stagione agli alpeggi alti di Varzo, condotta dall'amico Giorgio, ormai nostro riferimento storico per l'Ossola ed il Piemonte.

Partiamo da San Domenico con un tempo non eccezionale, ma il percorso che ci attende è tranquillo e non abbiamo fretta.

L'obbiettivo è girare, appunto, per gli alpeggi della zona, per poi fermarci ai 1900 mt. circa dell'Alpe Coatè per mangiare.

Sono leggermente fuori allenamento (camminare sulle ciaspole è un po' più faticoso che a piedi), ma non appena la gamba si scalda, cerco di aumentare un po' il passo, e mi faccio nuovamente coinvolgere dall'atmosfera che mi mancava. Ecchissenefrega se la giornata non è bella, se il cielo è velato e fa freddo.
E comunque, qualche squarcio di sole regala anche delle belle immagini, come questa:


Usciti dal bosco, cominciamo ad ammirare le vedute dei Pizzi della zona: il Balzo, il Dosso e il Boni.

Ad un certo punto, per via delle diverse andature, il gruppo si sgrana un po', ed io mi ritrovo da solo ad attraversare una zona dove, di fianco alla traccia battuta da chi mi ha preceduto, c'è uno spiazzo di neve piatta e pulita.
Praticamente le mie ciaspole si muovono da sole, e mi sposto sulla sinistra per affondare nella neve incontaminata.
Una goduria che aspettavo da mesi!

Quando arriviamo all'Alpe Coatè fa proprio freddo, e per mangiare occorre coprirci bene. Rivolgo una preghiera a quella santa donna di mia madre, che stamattina si è ricordata di prepararmi il thermos con il tè caldo. Lo sorseggio con gran gusto...

Dopo la foto di gruppo, visto che il tempo peggiora, decidiamo di ripartire, e qui arriva l'ultima soddisfazione della giornata: nevica! il ritorno avviene sotto una fioccata notevole.

La mia stagione delle ciaspole non poteva cominciare meglio!


martedì 18 dicembre 2007

Neve e sole in Val Bognanco

16 dicembre 2007

Neanche una nuvola intacca il blu del cielo sopra la Val Bognanco, in questa mattina di metà dicembre. Penso alle notizie dei tg che raccontano di un’Italia sferzata dal freddo e dal maltempo, e mi sa che noi zainoinspallisti eco-voyeur di giornata siamo ben più che fortunati ad aver pescato dal mazzo di carte un jolly così.

Le auto sono lasciate a riposare nel piccolo parcheggio davanti all’Oratorio di San Bernardo e Giorgio, tra un acceso diverbio con una bacchetta che non vuole saperne di fare il suo dovere e un racconto sui cervi e la lupa che bazzicano questi luoghi, può finalmente far partire la ciaspolata. Per una decina di minuti seguiamo lo stradello in leggera discesa in mezzo al bel bosco di abeti finché, attraversato il ponte sul torrente semi-ghiacciato, si comincia a salire. Lasciamo subito lo stradello per seguire la traccia battuta dalla nostra Guida fra gli alberi. Giorgio tiene un passo costante ma tranquillo, ed il gruppo lo segue a ranghi ben serrati.
Giunti all’Alpe Paione il bosco si dirada e la valle si apre, cominciando a svelare la sua magica bellezza. Facciamo qui la nostra prima pausa, che qualcuno dedicherà a mangiare un panino, qualcuno a scattare le prime foto di giornata, e qualcuno a togliersi giacche a vento e pile, fino a restare in mezze maniche. Eh sì, nel resto d’Italia c’è tanto di quel freddo… che il tepore ce lo teniamo tutto per noi!
Si riparte in direzione del Lago Inferiore del Paione, rigorosamente in fila indiana, questa volta in un più rado bosco di larici che attraverso i loro rami spogli permettono ai raggi del sole di passare, e a noi di contemplare la bellezza del panorama.
Alla fine del bosco un’ultima rampetta ci porta sulla sponda destra del lago, a duemila metri di quota. E’ davvero una meraviglia, il lago ricoperto da una bianca coperta di neve è delimitato a monte da una fascia verticale di rocce, che altro non è se non il salto che scende dal pianoro che ospita il secondo lago, quello di Mezzo, mentre due ripidi pendii appoggiati alle pareti del Dosso e del Giezza conducono entrambi al Lago di Mezzo. Il pendio davanti a noi è più ripido, mentre quello dalla parte opposta, lungo il quale si snoda il sentiero estivo, sarebbe potenzialmente più pericoloso, perché è proprio sotto ad un paio di canali, e se fosse appena nevicato questo vorrebbe dire slavina garantita…
Mentre Giorgio pondera il da farsi, dallo zaino-cambusa di Andrea salta fuori ogni ben di Dio: nocciole, sfogliatine e chi più ne ha più ne metta… manca solo che da lì dentro esca un tavolo con le sedie, manco Eta Beta!!! Mittttico Andre!!!!
Dopo il “parco” spuntino si riparte: viste le condizioni della neve (un crostone che non si spacca manco col martello pneumatico…) Giorgio opta per il pendio del sentiero estivo, che risaliamo piuttosto velocemente a zig zag, ed in breve abbiamo guadagnato un altro centinaio di metri di dislivello, fino al Lago di Mezzo. Attraversiamo ora il pianoro (con una breve digressione che ci porta a fare quattro passi sulla superficie gelata del lago) per riportarci verso sinistra e salire verso il Lago Superiore, ma… c’è sempre un ma…
Succede che un componente della banda non si senta bene, non è nulla di grave, ma la prudenza gli fa decidere di fermarsi qui. In tre ci si ferma a fargli compagnia, mentre il resto della ciurma scompare ben presto alla vista oltre il ripido pendio. In fondo è già quasi l’una, il posto è un incanto, ed in più avremo anche la scusa (se mai ce ne fosse bisogno) di tornare qui per vedere il resto dello show…
Fra un panino ed una chiacchierata ecco gli altri di ritorno, una bella foto di gruppo e via che si riparte. Il malessere del nostro compare fortunatamente è ormai passato, e possiamo dedicarci alla goduria della discesa, chi seguendo la traccia della salita e chi andando giù dritto per dritto. E’ sempre una libidine la discesa con le ciaspole, e pazienza se non c’è quella bella polvere che ti fa affondare a dovere e fare i voli più esagerati…
La discesa vola via e ben presto, complici anche le chiacchiere a ruota libera, siamo di nuovo alle macchine, per darci appuntamento al bar di San Lorenzo, dove ci attende l’ultima bella sorpresa di giornata. Qualcuno (uno a caso…) fa apparire d’incanto una bottiglia del mitico Bicerin (che non è un parente di Bicio più basso… ;-) ), spettacolare liquore a base di gianduiotto!!!!

Va da sé che oramai della gloriosa bottiglia non rimane che lo splendido ricordo… a degna conclusione di una giornata fantastica in un posto che per quanto l’immaginassi bello ha di gran lunga superato le aspettative, insieme a compagni di viaggio che hanno ancor più impreziosito la prima ciaspolata di questa stagione.
E se il buon giorno si vede dal mattino… siamo a cavallo!