mercoledì 13 febbraio 2008

Sci-aspolando sul Seehorn

10 febbraio 2008

Che sarebbe stata tosta, ce l’aspettavamo.
Che sarebbe stata bella, pure.
Ma… questa ciaspolata sarebbe anche stata in grado di superare le aspettative, o no?
Vediamo…

Parcheggio dietro all’hotel di Gabi, lungo la strada per il Sempione. L’aria mattutina punge, mentre ci si prepara per la ciaspolata odierna. Il Seehorn, nostra meta, è ben visibile nel cielo senza una nuvola, ed è anche ben pelato dal vento che ha spazzato via la neve dalla sua cima.
ARVA indossati, ciaspole allacciate, e via che si parte. Il tratto più antipatico è proprio quello iniziale, che risale a zig zag il pendio nel fitto del bosco di larici. Infatti, in diversi punti l’azione di vento e gelo ha scoperto e ghiacciato il fondo del sentiero. Poco male, tanto ci pensano i puntali delle ciaspole a portarci su senza problemi.
Oggi non è giornata da chiacchiere, ed anche le pause non saranno lunghe.
C’è da far andare le gambe, e Giorgio adotta un passo bello costante, che comunque tiene il gruppo ben compatto. Mentre il serpentone multicolore risale il pendio sopra le prime baite, da una di queste esce a salutarci con la mano un ragazzo, che sarà l’unico altro essere umano incontrato in tutta la giornata. Vicino a lui, anche due incuriosite caprette ci fanno ciao. D’altronde, siamo o non siamo nel paese di Heidi?!?

Ora finalmente pestiamo una bella neve – le nostre ciaspole sentitamente ringraziano – e finalmente il sole che già illuminava il versante opposto della valle arriva a scaldare anche noi, mentre la magnifica parete della Weissmies già da un po’ ci osserva da lontano.
L’ambiente è semplicemente meraviglioso, man mano che si sale le vette d’intorno poco a poco si mostrano ai nostri occhi sotto un cielo blu da paura. Poche baite di legno scuro qua e là spiccano sul bianco di una neve perfetta, a monte di queste i larici spogli riprendono possesso della montagna.

Nei pressi di un’altra baita a quota 1900 o giù di lì termina il primo tratto ripido e la traccia battuta da Giorgio aggira ora il fianco della montagna e compie grossomodo un ampio semicerchio, guadagnando quota in maniera un po’ più dolce. Alcuni saliscendi nel bosco sempre più rado e ci troviamo ora ai piedi del pendio finale… alla faccia del pendio! Ma quanto è in piedi?!? E che è, il Mortirolo?!?
A circa metà di quest’ultimo tratto Giorgio ferma il gruppo e consiglia di togliere le ciaspole, perché tanto oramai da qui alla vetta saranno brevi chiazze di neve in mezzo al terreno brullo di pietre ed erba secca.
Levate dunque le ciaspole, il gruppo riparte col solito passo deciso, ed io lo guardo allontanarsi sempre più.
Capita che la mia gamba abbia la bella idea di farsi venire un crampo coi fiocchi, e vado in cotta. Le gambe vorrebbero fermarsi, lo zaino sembra un’incudine sulle spalle, ma manca proprio poco… ed allora vado su lo stesso, magari facendo un po’ di fatica in più, ma già pregusto il panorama dalla cima…

Finalmente ci sono anch’io, seduto con le gambe a penzoloni sulla pedana metallica montata proprio in vetta, sotto l’enorme antenna che – potere della tecnologia – sostituisce una volta tanto la solita croce.
Un po’ di sano doping (leggasi pane e nutella), una foto di gruppo, e Giorgio ci fa l’elenco delle cime su cui si posa la vista da questo posto fantastico… più che altro, a giudicare dalla sfilza di nomi, sembra stia leggendo l’elenco del telefono!
Solo per limitarmi a quelle che ricordo (e non vorrei sbagliarmi): Breithorn e Leone, proprio dirimpetto, e poi Cistella e Diei, Arbola e Val Formazza, Val Grande e sguardo che in lontananza arriva fino al Bernina e Disgrazia (!), ma anche la vicina Val Bognanco col Pioltone e il Passo di Monscera, per continuare con la svizzera Zwischbergental e tutte le sue cime fino al meraviglioso trio Weissmies – Lagginhorn – Fletschorn, fino al Sempione con lo Straffelgrat e lo Spitzhorli, ormai una “classicissima” zainoinspallesca…

Si potrebbe restare qui ore ed ore ammirati a contemplare tanta bellezza, ma lo spasso della discesa è lì che ci aspetta, per cui ci s’incammina di nuovo. Inizialmente si scende con un minimo di cautela il pendio davvero ripido, fino a raggiungere l’area di sosta ciaspole. Ma quando siamo di nuovo con le racchette ai piedi tutti ci lanciamo a capofitto lungo la massima pendenza, su una neve zuccherosa che ci permette luuunghe scivolate in ottimo stile “sci-aspolatorio” (c’è chi adotta il telemark, ma anche chi tenta la posizione ad uovo). E ad onore del gruppo, va aggiunto che di voli quasi non se ne vedono, ed anche allo stile “ciapètt” si ricorre ben poco…
Una vera goduria, una delle più belle e divertenti discese sulle ciaspole che abbia mai fatto!
Alle quattro meno un quarto, ben prima di quanto preventivato da Giorgio, siamo di nuovo alle macchine, ma manca ancora un impegno “istituzionale”: la birra di fine giornata, che verrà consumata nel bel bar-ristorante ricavato nell’antica torre di Gondo, sotto lo sguardo un po’così di alcuni raffinati e un po’schizzinosi avventori… ;-)

Tornando alla domanda iniziale, direi che sì, questa giornata è andata ben oltre le aspettative: è stata tosta, bellissima e divertente, come sempre con i gruppi di Zainoinspalla!



Belle baite con il Seehorn sullo sfondo


Larici, neve e le nostre tracce (foto di Roberto)

Foto di gruppo in vetta, dietro di noi il Monte Leone (foto di Giorgio)

Il trio di giganti: Weissmies, Lagginhorn e Fletschorn

Provetti "sci-aspolatori" all'opera (foto di Giorgio)

sabato 2 febbraio 2008

Canicola sullo Ziccher

26 gennaio 2007

Dopo alcune ciaspolate con tempo non proprio perfetto, sentivo decisamente il bisogno di un po' di quella magica accoppiata fatta da sole + neve.
La mia carnagione, di per se' tendente al bianchiccio, si è potuta ristorare in una sfavillante giornata di sole sullo Ziccher, cima di quasi 2000 metri in Val Vigezzo a cavallo del confine con la Sguizzera... Pardon, Svizzera (scüsa, nèh?).

Guida del gruppo cui mi aggrego oggi è, come sempre più spesso accade, il buon Fabrizio "Dinamite Bla" Bellucci (
Bruno, che Dio ti benedica per la geniale intuizione...) di ZainoIn Spalla, insieme all'altrettanto onnipresente Giovanni Poli.

La giornata comincia nel migliore dei modi: visto che l'appuntamento per la partenza è ad un orario umano, posso permettermi di dormire.
Il viaggio in macchina lo faccio con il pilota automatico: ormai mi sembra di andare solo in questi luoghi. E non ne ho mai abbastanza!

Inforcate le ciaspole, bastano pochi minuti di camminata per rendersi conto di un fatto inequivocabile: fa un caldo porco! La giacca a vento resterà ben ficcata nello zaino senza mai vedere la luce del giorno, e il pile la seguirà poco dopo, alla prima minisosta presso la cappelletta locale.

Il gruppo prosegue compatto, abbiamo tutto il tempo per salire con calma e Bicio tiene un passo morbido.

La sosta successiva ci consente un primo sguardo al paesaggio. Menzione e fotografia per il Pizzo Ragno...

...ma anche per un arditissimo tentativo di megazoom. Era da tempo che non mettevo alla prova il 10x della mia macchina fotografica, e ho tentato di centrare nientepopodimeno che la Punta Gnifetti, e la mitica Capanna Margherita, che con i suoi 4559 mt. occupa da da tempo lo status di "sogno bagnato" dei Vagamonti. Prima o poi ci arriveremo (Ho forse sentito Bruno ululare? Naaaaaaaaaa, solo un 'impressione...).

Approposito della foto: Bicio mi dice che la Capanna l'ho presa, anche se in modo un po' "Parkinsoniano": voi che dite, c'è?

Ripartiti dalla sosta, usciamo dal bosco e la salita comincia a rampegare, e intravediamo la cima: prima di arrivarci, dovremo superare un costoncino con strapiombi da entrambi i lati, e la salita alla cima da farsi senza ciaspole e con le mani ("rimasugli" di capra permettendo...).

Intervallo: ritratto del Semper Voster all'ultima sostina prima della vetta.

Giunti in cima, diamo l'assalto ai panini e ci godiamo la vista panoramica, prima di buttarci per le discese in linea retta senza le quali nessuna ciaspolata sarebbe completa. Citazione speciale per Fabrizio in persona, che ci delizia con un capitombolo di rara portata artistica!

Arriviamo alle macchine che il sole sta tramontando e, mentre il grosso del gruppo sbrana salumi e sottaceti, penso che giornate così ci vogliono, ogni tanto.

E basta.