Dopo un’ora di cammino, usciamo finalmente allo scoperto e la mulattiera inizia a inerpicarsi lenta e quasi assolata, puntiamo in alto con buona lena, mentre qualche corridore scende controcorrente. Mi volto di tanto in tanto e lo sguardo si perde nel fondovalle sempre più lontano. Al bivio per il giro delle Orobiche, Bruno ha forse un ripensamento sulla meta di oggi, ma Andrea fortunatamente è folgorato da momentanea ispirazione artistica e obbliga entrambi ad assumere a pose plastiche neo buddiste sullo sfondo delle cascate… Passiamo il rifugio-casa-albergo Curò e iniziamo a costeggiare il bellissimo lago artificiale, con il suo verdeacqua da cartolina e la piccola cappella.
Tra scherzi e foto di rito calpestiamo quindi la prima neve (giugno?) per poi salire fino a un sentiero di roccia che corre quasi in piano sovrastando un paesaggio mozzafiato, fatto di lago e monti e nubi rigonfie; ci fermiamo giusto per seguire con lo sguardo qualche temerario alpinista sciatore.
L’ultimo tratto è silenzioso, ha iniziato a piovere e ci siamo attrezzati, chi con la giacca, chi con un’elegante mantella rossa rubata alla nonna di Cappuccetto. Manca poco ed eccoci al rifugio, un po’ bagnati e infreddoliti, dove, tolti scarponi e mantelle, infiliamo i piedi sotto il tavolo per uscirne solo dopo due ore di polenta, salumi, torta e bombardino che, dice Bruno, crea pericolosa assuefazione tra gli escursionisti. Satolli e un po’ sopiti, ricomincia la discesa, piove e non c’è niente da fare, si accetta la giornata così, al lago artificiale c’è un momento di tregua e noi ci si ferma lì, come tanti elementi matti del paesaggio, temporeggiando, chiedendo silenziosamente ancora un attimo di felicità prima di tornare al lavoro e alla città di sempre.
Il lungo giro intorno al lago ci riporta al Curò, ormai deserto, sotto la pioggia che è diventata ormai un acquazzone, si sosta per un caffè e per il diluvio universale. Si fa tardi e non spiove, e la combriccola riparte sotto mantelle, cappelli e coprizaino, e mentre il fondovalle si avvicina c'è ripensa all'anno prima, chi alle prove del coro, e così lasciamo il silenzio della pioggia e di questa splendida valle.