martedì 8 luglio 2008

Il Sustenhorn, profonda Svizzera

Weekend sui ghiacciai delle Alpi di Uri

5-6 luglio 2008


In Svizzera c'ero già stato (ultima volta solo due settimane fa), ma COSI' in Svizzera decisamente mai.

Sempre preda della voglia acuta di ghiacciaio che in questo periodo dell'anno pervade il VagaMonti medio, e grazie ai buoni auspici di Bicio di Zainioinspalla, mi sono unito al buon Giorgio Giudici in questa due giorni, obiettivo i 3504 mt. del Sustenhorn, cima che divide i Cantoni di Berna e Uri.

L'avvicinamento in auto va via liscio, a parte le ovvie ed inevitabili interferenze del TomTom di bordo, per una volta non mio: io e Silvia stiamo percorrendo la strada del passo del Susten, per dirigerci al ritrovo di Steingletscher quando, nel pieno di una strada dritta e priva di qualunque deviazione, ma soprattutto GIUSTA, il navigatore se ne esce con: “Tornare indietro appena possibile!”

Ci guardiamo un attimo, e decidiamo di non dargli retta. E lui insiste: “Tornare indietro appena possibile!”.

5 minuti dopo, senza avergli ovviamente dato retta, giungiamo a destinazione ed al ritrovo con Giorgio. Ah, i prodigi della scienza moderna...

Anche il pranzetto pre-salita riserva i suoi bei momenti. Orietta ha appena finito di spazzolarsi un piatto di carne ed insalata, ma ha lasciato lì la salsa d'accompagno. Il buon Giorgio non ci pensa su due volte, ed afferrata la forchetta si ficca in bocca l'intero pastone, col suo bel carico di burro e spezie, incurante dei tentativi miei e di altri due di stopparlo prima che compia l'insano gesto. Troppo tardi. La reazione di disgusto di Giorgio è inequivocabile...

Esaurite le formalità, lasciamo le macchine alla partenza del sentiero per il rifugio Tierbergli e ci incamminiamo. Il sole c'è, ma non è eccezionale. Speriamo per domani...

La salita mi mette alla prova più del previsto, ma non c'è niente da fare: i percorsi come questo, fatti di rocce e roccette irregolari, che spezzano il ritmo ed impediscono un passo costante, proprio non li digerisco. (appunto mentale: d'ora in poi, evitare i piatti a base di salsiccia, patate e salsa alle cipolle SUBITO PRIMA di un salita...) Mi consolo con la visione della valle sotto di noi, davvero magnifica.

Dopo poco più di due ore arriviamo al rifugio, ci piazziamo in camerata e ci prepariamo per la cena. Facciamo i conti con le esigenze dell'adattamento al territorio: l'unica acqua che c'è è quella piovana raccolta, e deve essere riservata ai bisogni primari del rifugio, quindi i servizi con acqua corrente vengono aperti solo di notte, e per il minimo indispensabile.

Dopo cena, a letto presto: la sveglia domenica mattina è alle 4:30, e partenza alle 5:30. E' necessario, per poter affrontare le tre ore di salita con calma e godendo della neve migliore.

Alla partenza, il cielo ci premia con una bella vista della cima, che solo la sera prima era coperta dalle nubi.

In effetti, le nuvole si muovono molto rapidamente per via del vento, e man mano che procediamo ci accorgiamo di trovarci in uno squarcio di sole molto instabile in mezzo a nuvole molto minacciose, che in pianura stanno già portando acqua a secchiate.

La salita è dolce, ma da affrontare con attenzione, perchè i crepacci non mancano e più di una volta Giorgio ci invita a tenere la corda tesa ed essere “rapidi e leggeri!”

Le tre ore previste (anche un filo di più!) ci vogliono tutte per arrivare in vetta senza scalmanarsi, e non siamo nemmeno premiati dal panorama, perchè ormai le nubi ci hanno circondato. Ma nemmeno l'ORRIDO tè alla menta del rifugio che ci riempie le borracce lava via la soddisfazione e mi concedo il lusso di un primo piano sotto la croce di vetta. E comunque, Giorgio ci leva ogni dubbio descrivendoci a memoria i paesaggi sotto, compresa la Val d'Ossola perché, come lui ci ricorda, “da dovunque sei in montagna si vede la Val d'Ossola!”.

La discesa al rifugio non presenta problemi. Già diverso il sentiero di ritorno alle macchine: appena partiamo si scatena un bell'acquazzone, e sulle rocce e roccette di cui sopra, ora viscide, c'è da stare attenti. Ciò non mi impedisce di scivolare e poggiare pesantemente sul sentiero i miei quarti più nobili, che prontamente si inzuppano di sana acqua piovana svizzera.

Ah, ovviamente, il tempo di arrivare a valle e l'acquazzone smette. Ma sarà bastardo?

Nonostante tutto, è decisamente presto, appena l'una del pomeriggio, e quindi mentre il resto del gruppo si trattiene al ristorante del passo (si vede che Giorgio voleva fare il bis della salsina-pastone di ieri...), io e Silvia ripartiamo in macchina subito per Milano.

Bel weekend, bel gruppo, gran cima. Mej de inscìi...!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

imparato molto

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie