Ciò che facemmo il dì nobile di ottobre decimonono nell'Anno Domini MMVIII canteranno i posteri ad imperitura memoria di chi sfidò la guerriera bella e senza amore che Iddio punì volgendo in monte!
Ed ella ci attendea porgendo seco funeree lapidi a trasecolar l'ardito cavaliere che sul suo ripido procedere ripetea "Avere te voglio o morire!"
Ma ella dall'alto ci vedea salire ed il suo dileggio echeggiò dalle forre che come fauci aperte attendeano il nostro piede in fallo!
E strapiombi aguzzi, e corde sottili a vincere il precipizio e scale artigliate dal vento ci trovarono fermi a procedere verso la vetta bella e crudele!
Neppur gli strali della maligna sentinella che giungeano al capo o al tronco, neppure i massi gettati al canalone. Stavolta la freccia in fronte non scoccò e si nobil ventura procedette nella luce fin quasi all'apice dell'ardir supremo, vetta nobile e crudel che ira ormai mutava in nuvole minacciose sopra il capo!
Ma più dell'onor e dell'amor potè il digiuno e dopo tanta speme a si nobil ventura il ventre vuoto deviò a quel di Rosalba locanda ove riproponemmo il nostro grande amore alla vetta ostile ma col ventre pieno e la pancia al sole!
Così scendendo da più dolce declivio e rimirando in lontananza sì vetta bella e ostile, già la nostalgia riporta alla direttissima via che al suo cuore porta!