venerdì 3 agosto 2007

Al Passo della Rossa

Nell’incanto del Devero
Domenica 29 luglio 2007


Ci sono posti che più d’altri ti entrano nel cuore. Le nostre montagne sono piene di luoghi meravigliosi, e l’Alpe Devero è senza dubbio uno dei più belli che abbia avuto (per ora) la fortuna di visitare. Quel posto è una vera magia. Certo nelle domeniche estive è affollato, ma basta spostarsi di pochi metri per ritrovarsi in beata solitudine. Lasci la macchina lungo la strada che termina pochi metri a valle delle prime case, dove termina l’asfalto, e ti trovi in una cartolina d’altri tempi. L’influenza della gente walser si respira a pieni polmoni, nella cura con cui sono tenute le case di legno scuro e pietra chiara addossate l’una all’altra in ognuna delle frazioni che punteggiano i margini di questa piana a 1600 metri d’altitudine; nella perizia con cui vengono curati i prati verdi e i vialetti di pietra grigia che conducono alle baite; e nel fatto che scelsero un posto così bello per stabilirvisi.
Questo mi frulla in mente quando, insieme al socio Dario, m’incammino lungo la strada bianca che attraversando la verde piana circondata come in un abbraccio enorme da una corona di alte montagne ci porterà all’attacco del sentiero. La nostra meta, il Passo della Rossa, si vede fin da quaggiù (almeno sembra…), a destra dell’affilata cresta della Punta della Rossa. La coppia di monti Cistella e Diei è alle nostre spalle, il Cervandone a sinistra, mentre verso est, alla nostra destra mi sembra di riconoscere il Sangiatto e la Corona Troggi, meta di una bella ciaspolata lo scorso inverno.
Al limitare della Piana del Devero, appena oltre le belle baite della frazione Cantone, il sentiero comincia a salire ripidamente lungo il fianco della montagna. La voce del torrente della Rossa ci accompagna lungo la salita in mezzo a radi larici, ed ogni tanto facciamo una piccola pausa non per la stanchezza, ma per voltarci a contemplare la bellezza dell’Alpe, che passo passo si svela alla nostra vista in tutto il suo splendore. Alla fine del pendio una serie di tornantini ci conduce ai Piani della Rossa, a 2051 metri, dove sotto ad un grosso masso un cartello c’indica la strada per il Passo. A questo punto il sentiero torna a salire puntando verso delle rocce biancastre, che aggiriamo su una serie di tornantini belli ripidi e ghiaiosi, oltre i quali il sentiero torna a farsi pianeggiante, in direzione di una placca verticale di granito rosso, dove comincia il divertimento. Infatti, per oltrepassare l’ostacolo c’è bisogno di mettere le mani su una scaletta di ferro lunga cinque o sei metri, dopo la quale una catenella aiuta la salita in un passaggio di rocce friabili, e l’ultima difficoltà è rappresentata da un divertente passaggio in una ripida strettoia rocciosa da superare aiutandosi con le mani…
Un alto ometto di pietre segnala la fine del pendio; siamo a circa 2400 metri, nell’insellatura fra la Punta della Rossa alla nostra sinistra e la Punta Esmeralda a destra. Davanti ai nostri occhi un paesaggio marziano, di grandi massi, pietre smosse e traballanti e rosse placche di granito levigate dall’azione di antichi ghiacciai… una meraviglia, starei qui a contemplarlo tutta la vita.
L’ultimo pezzo di sentiero attraversa questo pianoro, in saliscendi saltelliamo da un masso all’altro e camminiamo su questo granito così poroso da sembrare quasi spugna, mentre d’improvviso alcuni laghetti poco profondi compaiono come dal nulla lungo la strada, finché, dopo un’ultima breve salita, arriviamo finalmente al Passo, a 2474 metri. Un cippo segna il confine fra Italia e Svizzera, non so quanti ometti di pietra testimoniano il passaggio di tanti escursionisti, ed una freccia di vernice rossa indica la strada per il paese svizzero di Binn. Dopo una raffica di foto ai bei monti che ci circondano, ci sediamo a mangiare in un punto riparato dal vento. Peccato solo che dal versante svizzero nuvole scure nascondano il panorama che dovrebbe spaziare dal Rosa fino all’Oberland bernese… vorrà dire che dovremo tornarci in una giornata di pieno sole!!!
Ma le nuvole, oltre a questo, minacciano anche di venirci a trovare con un bel po’ di pioggia, così decidiamo di rimetterci in cammino, e salutiamo la sentinella di pietra, una roccia che vista di profilo somiglia ad un volto umano, nell’atto di scrutare in lontananza. Sarebbe bello prendersela comoda e perdersi a gustare questo ambiente così selvaggio, ma le nuvole che si addensano ci fanno aumentare l’andatura. Balzellon balzelloni riattraversiamo il pianoro per poi tuffarci nella discesa lungo la strettoia, la catena e la scaletta…
E l’ultima emozione della giornata, proprio mentre stavo pensando che l’unica nota stonata era stato il mancato avvistamento di animali selvatici, è data da un giovane camoscio che in cerca di cibo poco a valle dei Piani della Rossa, proprio dietro una curva del sentiero ci taglia la strada… bellissima chiusura di una giornata memorabile, su montagne di una bellezza profonda e incantevole.
Ci sono posti che più d’altri ti entrano nel cuore. L’Alpe Devero è senza dubbio fra questi.

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