lunedì 8 ottobre 2007

Allalinhorn: con la voce del popolo tuona la verità!

Eroi.

Quale altro nome potremo mai dare a questi campioni, degni figli della patria proletaria i quali, fedeli alla linea dei Grandi Maestri, hanno osato voler piegare la vetta dell'Allalinhorn?

A lungo hanno provato, ed ancora proveranno, le voci minoritarie e mensceviche o (peggio ancora!) nere e reazionarie, a distorcere la verità, a gettare un'ombra malvagia su ciò che definitivamente accadde.
Ma la voce del popolo, che mai si può fermare, tuona a rossi caratteri cubitali i nomi degli eroi, e possa il fuoco delle acciaierie del Soviet scolpirli nelle vostre menti, o giovani bugik che qui leggerete...

Tutto era iniziato sotto i migliori auspici: con l'appoggio tecnico-logistico dei compagni del Collettivo "Primo Maggio" (e gli auspici dei ragazzi del Presidium, tra un giro di vodka e l'altro), la spedizione partiva verso le vette svizzere da una Piazza Rossa gremita, dove il popolo lavoratore spontaneamente riunito la salutava in festa:


Ma già nubi maligne, non a caso nere, si addensavano nel cielo, facendo presagire tempo avverso. E non era tutto: un membro della spedizione veniva bloccato sulle Strade a Grande Scorrimento, senza possibilità di uscita.
Un'oscuro disegno reazionario? Un bieco trucco di quell'opposizione atlantica che tutti ben conosciamo? Quasi certamente.
Ma non si tratta che di un minuscolo granello nel roboante meccanismo di quella Gioiosa Macchina Da Guerra, che ormai da più un secolo nessuno ha saputo fermare.
Alfine il gruppo si componeva e, inesorabile come un Piano Quinquennale, volgeva alla volta del punto d'incontro con la guida, onde partire...

Il sole, conscio dell'altissimo valore storico e del contributo alla rivoluzione proletaria propri di quest'alta impresa, faceva capolino lungo le strade d'oltre confine. Ma gli agguati squadristi non erano ancora terminati.

Giunti al campo-base... La beffa delle beffe: Il sole splende. Tutte le cime sono baciate dal cielo limpido.
Meno la loro, ancora e sempre coperta dalle nubi. E i nostri sono costretti a deporre le pacifiche armi proprie di quell'Armata Rossa delle montagne che ormai sono diventati nei cuori di tutti noi.

Molto ha potuto il comunque meritato ristoro che li ha accolti lungo la via del ritorno, ma l'animo era inquieto: poteva dunque un semplice rovescio del tempo fermarli? Dovevano dunque arrendersi?

Mai. Il destino, per quanto avverso, non li ha vinti: già si odono gli echi dei ramponi e delle corde lasciati improvvidamente a riposo... Presto o tardi, la cima sarà conquistata, il popolo proletario la reclama!

E loro la conquisteranno...

1 commento:

Brünig ha detto...

Alè!
E con questo, il delirio è completo.
Ma lo squisito "pranzettino" di Aurora l'ho digerito solo io?!?
O forse avete esagerato col vino?!?
Mi sa che dovrò dire a Giorgio ed ai suoi collaboratori di trattarci con meno riguardi, quando ci ospiteranno di nuovo in rifugio...

E poi, sarei proprio curioso di sapere da chi quel giorno non c'era se c'ha capito qualcosa, della nostra "spedizione" alla volta dell'Allalinhorn...
;-)))))))))))