venerdì 26 ottobre 2007

Metti una domenica d'autunno a 3000 metri...

domenica 21 ottobre 2007

A voler ben vedere, il giro di oggi è nato tre settimane fa.
Per la precisione, il 30 settembre.
Alle nove e mezza del mattino, a Saas Fee, quando nel parcheggione siderale, alzando lo sguardo, al posto dell’Allalinhorn c’era un nuvolone bello compatto.
Fu così che decidemmo di rinviare la salita al nostro primo 4000, per compierla in una giornata migliore, pensando a metà o fine ottobre; fu così anche che la nostra giornata finì al rifugio di Giorgio all’Alpe Parpinasca con le gambe sotto al tavolo, i bicchieri pieni il giusto e le forchette ben piantate nel ben di dio che Aurora ci aveva preparato, a farci quattro risate di gusto in bella compagnia…

Fatta questa premessa, doverosa per chi quel giorno non era con noi (ed immagino quanto avrà capito dei deliri fascio-stalinisti di Paolo prima e Dario poi…), veniamo al dunque.
Alla fine, anche stavolta il 4000 è saltato, ma Andrea ed io avevamo deciso di fare un bel giro comunque, viste le previsioni meteo ottimistiche. E così, dalla quota preventivata abbiamo deciso di togliere “solo” mille metri.
La meta stabilita è stata il rifugio Mezzalama, alla testata della Val d’Ayas.

Allora, eccoci poco prima delle nove a Saint Jacques coperti non poco per via del “freschino” che ci accoglie; ed eccoci una quarantina di minuti più tardi al Pian di Verra Inferiore, fuori dal primo ripido tratto nel bel bosco di larici con il loro autunnale color giallo-ocra.
La testata della valle ci si mostra ora in tutta la sua maestosità, con il bianco dei ghiacciai che scendono dalle vette del Rosa davanti a noi, si riconoscono i Breithorn, il Roccia Nera, e poi Polluce e Castore. A sinistra abbiamo la bastionata scura della Rocca di Verra, mentre quasi alle nostre spalle, verso sud ovest spicca la sagoma appuntita del Grand Tournalin.
Ci dirigiamo ora verso il Pian di Verra Superiore lungo la strada sterrata un po’ noiosetta, tagliando qua e là, dove possibile, qualche tornante per accorciare il percorso. Ad un certo punto la strada spiana e ci troviamo in un bel valloncello, con il torrente semi-ghiacciato che scorre placidamente a pochi passi da noi.
Siamo ormai in vista delle baite del Piano, quando un cartello ci indica sulla sinistra il sentiero per il rifugio.
Ora il sentiero è di nuovo stretto e ripido, e con una serie di tornanti ci porta sul filo della morena. Dopo una pausa durante la quale scattiamo qualche migliaio di foto (il panorama è selvaggio e meraviglioso, siamo circondati da rocce e ghiaccio dappertutto, con la lingua grigiastra del Ghiacciaio di Verra che termina proprio qua sotto, mentre sulla destra compare un bel laghetto glaciale), riprendiamo a seguire la sottile traccia che risale la morena tenendosene ora sempre sul bordo, con il rifugio a guardarci dall’alto con le sue pareti di legno scuro e le imposte rosse.
Vuoi per la quota, vuoi per il dislivello già nelle gambe, vuoi per la salita che ora è bella in piedi, ma il nostro passo rallenta, mentre altri escursionisti via via ci passano davanti. Gli ultimi centocinquanta metri di dislivello li percorriamo ad andatura turistica (Bicio direbbe a passo Len.In., che non c'entra nulla con la politica, ma che sta per “LENto ed INesorabile”), fino ad arrivare al rifugio.
La porta d’ingresso ed una finestra sono aperte, ed è una fortuna (o così sembra), perché qua fuori non è che ci sia esattamente una temperatura tropicale…
Entriamo, e si congela!!! Mooolto peggio che fuori!
Nella penombra della sala incontriamo un paio di ragazzi che ci avevano sorpassato prima, loro hanno ormai finito i loro panini e stanno per uscire per non restare ibernati… io frugo nella credenza alla ricerca di pentolame e di un fornelletto a gas, poi tiro fuori dallo zaino una bella busta di pizzoccheri… qualcosa di caldo ci vuole! E poi, bisogna pur festeggiare il battesimo dei 3000 metri di Andrea… Proviamo ad offrire una porzione di pizzoccheri ai due, che però sono decisi a proseguire verso il rifugio delle Guide d’Ayas, che domina il Mezzalama dall’alto dello sperone roccioso cui è attaccato.
Dopo aver salutato i due ci dedichiamo al pranzo, dopodiché usciamo a scattare qualche foto al meraviglioso panorama, che ora è anche illuminato dal sole pieno. Nel mentre, si sente un boato provenire dal vicino ghiacciaio, ed una nuvola bianca compare lì dove un seracco è appena crollato… impressionante, come impressionante è lo stato dei ghiacciai… vedere di quanti metri s’innalza la morena rispetto al livello attuale della lingua di ghiaccio, e rendersi conto che lì dove abbiamo posato i piedi una volta – e neanche troppo tempo fa – era tutto ghiaccio, in effetti fa riflettere…

Come sempre, la voglia di andarsene da un altro posto fantastico rasenta lo zero, ma tocca…
La discesa si svolgerà in tutta tranquillità e lentezza e chiacchierando piacevolmente, per poterci ancora riempire gli occhi di tanto splendore, d’altra parte non c’è nessuna fretta.
All’imbrunire siamo di nuovo a Saint Jacques per una birra, e ritroviamo i due ragazzi di ritorno dal Guide, che per un centinaio di metri non hanno raggiunto; ci chiedono se sappiamo quanti gradi c’erano su al Mezzalama, loro lo sanno: diciotto sottozero…
Lo dicevo io, che non era caldissimo… ma in fondo ad una giornata così, del freddo non me ne pò fregà de meno!!!

2 commenti:

andrea ha detto...

una giornata semplicemente SPETTACOLARE!!!
Grazie Bruno...

Anonimo ha detto...

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