lunedì 14 gennaio 2008

Befana di neve al Devero

6 gennaio 2008

Ai bambini cattivi, la Befana porta del carbone.
A quelli buoni, la dolce Euchess… ehm, no… dei dolci, e basta.
E a noi?
Tanta, tanta neve, caduta giù dal cielo nei giorni scorsi, e qui al Devero (dove già ce n’era un po’) solo la notte scorsa si sono posati a terra una trentina di centimetri di soffice polvere bianca (boni, state bboni… i narcos non c’entrano nulla!)

Dopo un lungo ed “incatenato” viaggio, partito sotto la pioggerella di Milano (per non dire del diluvio universale di Nova ;-))) ) e terminato in mezzo ad una leggera sfiocchettata, Dario, Marco, Roby ed io inforchiamo le ciaspole sorridendo a 127 denti per lo spettacolo che ci circonda.
La quieta piana dell’Alpe Devero ci accoglie ammantata di bianco sotto un cielo lattiginoso mentre la neve sta smettendo di scendere; che meraviglia questo posto, non mi stancherò mai di ripeterlo!
Ben imbacuccati ci s’incammina passando in mezzo alle belle baite della prima frazione, mentre le montagne si nascondono dietro le nuvole. Non abbiamo che il tempo di attraversare la piana, che smette di nevicare, e qualche timido squarcio azzurro s’insinua nel plumbeo grigiore del cielo; nel mentre partono le prime operazioni di dismissione abbigliamento pesante… e le macchine fotografiche sono già roventi da un pezzo!
In fondo alla piana, lo stradello battuto dalle motoslitte ci propone il primo ed unico strappo della giornata, ma per quanto breve è un signor strappo! E allora, giù a testa bassa e ci si dà che ci si dà sui bicip… no, tricip… o forse erano quadricipiti?!? Insomma, tutti i “cosi”cipiti sono chiamati a fare il loro bel dovere, anche se per pochi metri…
Incontriamo qui un paio di ragazzi, con cui divideremo il resto della passeggiata, ora assolutamente tranquilla e rilassante, sulla compatta neve battuta, lungo la traccia che si snoda a fianco del bosco di larici coi rami belli carichi di neve, incontrando qua e là qualche baita isolata in questo silenzio magico.
In men che non si dica, di là da un dosso compaiono le prime baite di Crampiolo, e mentre mi fermo ad aspettare Marco impegnato a scattare foto, Dario si fionda alla Locanda Fizzi, per confermare la prenotazione per il pranzo.

“All’una! Non prima, non dopo!”, si sente rispondere dal mitico Mario Ferraris, classe di ferro ’38 (ergo, 70 e non sentirli!!!), quando gli chiede per che ora ci si può mettere a tavola. Modi spicci i suoi, che potrebbero essere facilmente scambiati per scortesia, ma che per me significano soltanto sincerità, e che mi fanno apprezzare il vecchio Mario, rendendomelo particolarmente simpatico.
Il buon locandiere consiglia anche di non spingersi verso la diga di Codelago (che era la nostra meta preventivata), visto che le recenti nevicate hanno fatto impennare il pericolo valanghe fino al livello 4 (su una scala di 5). Dò un’occhiata al pendio sotto il quale dovremmo passare, ed in effetti è bello gonfio di neve che non aspetta altro che di fare un giretto a valle, e, ripensando anche a quello che ci è capitato settimana scorsa in Val Sambuzza, son ben felice di non proseguire oltre.

Resta però un’ora e mezza da riempire, e d’altra parte ciaspolare non è che sia per forza sinonimo di salire. Tutto questo candore intonso che ci circonda, poi, non è altro che un invito a lasciare qualche ghirigoro qua e là, e mentre i due ragazzi che ci hanno fatto compagnia decidono di andare comunque alla diga, noialtri andiamo a lasciare la firma delle nostre ciaspole lungo i prati attorno a Crampiolo, dirigendoci ora verso il sentiero per Codelago, ora verso il Lago delle Streghe, ora sui bei dossoni intorno a questo, per poi provare almeno un accenno di discesa in neve fresca… discesa, ho detto?!? Ma quale discesa? Anche tagliando il breve pendio lungo la massima pendenza, la coltre di neve ti tiene bloccato lì come uno spaventapasseri… Divertendoci così come pazzi (“Un bambinone!”, commenta Marco vedendomi nuotare nella neve alta con un sorriso esagerato, e non ha per niente torto!), si approssima l’ora del pranzo, e torniamo alla Locanda, mentre dai monti qui intorno si sentono alcuni tonfi sordi, che ancor più mi fanno pensare che accontentarsi non è sempre un peccato, anzi .

E il divertimento continua! Anche se (purtroppo) non c’è la spettacolare pasta Walser, il “surrogato” è da 110 e lode, ed il pranzo nella rustica sala, godendo del tepore del camino acceso proprio lì accanto, fra pasta al ragù, capriolo, polenta, strüdel e chi più ne ha più ne metta, è in sintonia con questi luoghi… semplicemente super, anche a detta di Dario e delle sue palpebre, che a fine mangiata tendono a chiudere le serrande.

A malincuore, si fa ora di lasciare Crampiolo, ed invece di tornare all’Alpe Devero per lo stradello dell’andata, decidiamo di compiere un anello, e scendiamo seguendo il corso del torrente, nel bel mezzo del bosco.
Mi sembra di essere in mezzo ad una favola, all’ombra dei larici pieni di neve, col torrente che mormora sottovoce, e sole e nuvole che si rincorrono svelando e nascondendo i profili delle imponenti montagne (a proposito, ma quanto è bella la Punta della Rossa?!?) e creando giochi di luce meravigliosamente impossibili da raccontare…

Tutto questo finché non siamo di nuovo alle auto, dove salutiamo i ragazzi che ci hanno fatto compagnia in questa bella, bella giornata, e senza nessuna fretta sganciamo le ciaspole e ci prepariamo a tornare a casa, non prima di essere passati a casa del Giorgio a riconsegnargli il paio di ciaspole che ci ha prestato (grazie di cuore, a nome anche di Marco).
Quando siamo di nuovo a Milano è buio, ma la luce di una splendida Epifania la porterò dentro a lungo.

Dolci?
Carbone?
No, grazie…
Quest’anno la Befana nella calza ci ha lasciato ben altro!!! ;-)))))

Al nostro arrivo, l'Alpe Devero sotto la neve

Bambinoni che lasciano la loro "firma" nella neve fresca

Una bella immagine di Crampiolo La magia del ciaspolare in mezzo al bosco

L'elegante ed inconfondibile profilo della Punta della Rossa

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