domenica 15 luglio 2007

Relax al Bertacchi (…ma non per tutti)

Domenica 8 luglio 2007

PREMESSA: in corsivo sono riportati i pensieri dei protagonisti. Ogni riferimento a persone, cose, idee e/o situazioni reali è puramente casuale (o casualmente voluto, chissà…).
Questo racconto va letto senza prenderlo troppo sul serio…

SCENA 1. Madesimo, frazione Macolini. Esterno giorno.
Domenica mattina, verso le 10. L’auto viene chiusa; due ragazzi in pantaloni
corti e con lo zaino sulle spalle guardano davanti a sé. Un ruscello corre loro incontro, il sentiero segue a ritroso il suo corso lungo il fondovalle in falsopiano, a destra come a sinistra pendii abbastanza ripidi chiudono l’orizzonte, mentre dritto, in lontananza, un roccioso monte incombe sulla valle. Alcune vacche pascolano tutt’intorno.
BRÜNIG: Allora, pronti per un bel giretto in tutta tranquillità?
ROBY: Certo, basta che sia davvero in tranquillità!
Due ore e mezza che ti dico che sono fuori allenamento, se mi tiri troppo il collo ti prendo le bacchette e te le uso contro natura, occhio!!!
B: Va’ che bello, laggiù, il Pizzo Spadolazzo, non sarebbe male farci un giretto, neh?
Ci devo andare, orco giuda se ci devo andare…
R: Seehh, magari un’altra volta…
Cominciamo bene, manco siamo partiti e già questo si fa idee strane… chi cacchio si crede d’essere, Messner? Che poi, che nome idiota è “Spadolazzo”?!? e meglio non fare la rima…


Una decina di minuti più tardi, lungo il sentiero, un bivio. A sinistra la strada prosegue dolcemente, il rifugio è indicato a un’ora e quaranta minuti. A destra la traccia sale a tornanti per il ripido fianco della montagna lungo il quale un paio di torrenti formano delle belle cascatelle, il rifugio è dato a un’ora e venti.

B: Allora, che facciamo?
E’ giusto che decida lui, io prenderei il sentiero ripido, ma non vorrei ammazzarlo, che poi magari mi prende le bacchette e le usa contro natura… non sarebbe mica tanto bello…
R: Ma sì, dai, prendiamo il sentiero corto, non penso di essere messo così male.
In realtà penso di essere messo pure peggio, ma la figura del cittadino bolso col cavolo che la faccio!
B: Ok, vuoi far tu il passo?
La macchina è la sua, meglio essere gentili…
R: No, no, vai pure, casomai se mi stacco ti raggiungo poi.
Sempre che passi un elicottero…
B: Guarda quel cartello, indica il Pizzo d’Emet a 4 ore e mezza. Andiamo?
Come mi diverto a fare il bastardo dentro… ;-)
R: Manco morto!
Adesso le bacchette le uso, giuro che le uso! Che poi voglio vedere se fa ancora il bastardo dentro!

Passano circa quaranta minuti. Il ripido è ormai alle spalle. Al di là di qualche pausa strategica (usata dall’uno per scattare foto e dall’altro per cercare da qualche parte un po’ di fiato) si è tenuto un buon passo. Il rifugio ancora non si vede, ma ormai manca davvero poco, c’è solo un ultimo dosso da rimontare. Un ponticello d’assi aiuta a guadare il torrente. Mentre scattano alcune foto, i ragazzi sono raggiunti da un escursionista con cane al seguito. Il cane entra in una pozza d’acqua fresca e resta in ammollo sotto gli occhi di Roby.
B: Dai, scattagli una foto!
R: A cosa?
B: Come a cosa? Al cane, lì in acqua!!! Ma non lo vedi?!?
O signùr, altro che fuori allenamento, questo qui è proprio cotto… Beh, vorrà dire che non avrà neanche la forza di usare le bacchette contro natura, meglio così, va là…



SCENA 2. Rifugio Bertacchi. Interno giorno.
Piccola sala da pranzo del rifugio, una panca corre lungo la parete, una piccola stufa riscalda l’ambiente. Alla parete una cartina della zona, mentre appesa alla porta della cucina una fila di multicolori bandierine di preghiera tibetane dà un’impronta suggestiva all’ambiente.
Davanti a due tazzine da caffè vuote, bisogna vedere cosa fare nel pomeriggio.
R: Pizzoccheri e spezzatino con taragna, mi sa che ho esagerato col mangiare…
Ci vorrebbe proprio una bella pennica, magari in riva al lago qua sotto…
B: Già pure io…
Ci vorrebbe proprio una bella camminata digestiva, magari al Pass da Niemet, al confine con la Sguizzera, son giusto 150 metri di dislivello… Ma sì, gliela butto lì…
Ti va una passeggiata di una mezz’oretta al Passo qui vicino, così, tanto per buttar giù il pranzo?
R: E sia…
ma porc… ma perché deve sempre camminare?!? Ma c’era qui ‘sto bel laghetto, ci si poteva svaccare alla grande… e invece no, lui deve sempre camminare… la prossima volta vado all’Idroscalo…


SCENA 3. Pass da Niemet, mt. 2294. Esterno giorno con nuvole che s’addensano minacciosamente.
Alcuni massi allineati ed alcuni cippi lungo la cresta segnano il confine italo-svizzero. Il panorama, se non fosse per le nuvole che lo tagliano a metà, sarebbe grandioso, con il fianco del poderoso Pizzo d’Emet da una parte e la mole dello Spadolazzo dall’altra, ed in lontananza i 3000 ghiacciati della Val Chiavenna, il Ferrè, il Tambò, e i monti svizzeri dei Grigioni. Il vento abbassa decisamente la temperatura, e dopo un rapido giro di foto i due camminatori s’accingono a tornare indietro.
B: Visto che non ci abbiamo messo così tanto? Come vanno le gambe?
Se mi dice che è stanco dopo una passeggiata in relax come questa, non rispondo più delle mie azioni… e davvero lo mando sull’Emet… ma come dico io! D’altronde, sono o non sono bastardo dentro?
R: Beh, in effetti pensavo di esser messo peggio.
In effetti un accidente! Le gambe due tronchi, la milza non pervenuta, il fiato poco più di un rantolo… certo, se ero a letto con quaranta di febbre ero messo peggio! E che non gli venga voglia di andarsene ancora in giro, se no mando affan… lui, il rifugio, lo Spadolazzo che rompe il …, il Passo, il confine con Heidi e tutta la Svizzera e me ne torno a casa da solo! Ecchecc..!!!


SCENA 4. EPILOGO. Madesimo, frazione Macolini. Esterno giorno con leggera pioggerellina.
Due ragazzi in pantaloni corti sono seduti in auto, gli zaini chiusi nel baule. La giornata è ormai alle spalle, resta solo il viaggio di ritorno, che si protrarrà per "sole" quattro tragicomiche ore...
B: Beh, dai, alla fine è andata meglio del previsto, e la pioggia ci ha pure lasciati quasi in pace…
orca, sembrava dovesse venire giù chissà che finimondo, ed invece ha fatto solo due gocce… va beh, nulla di male: in fondo, se vai per sentieri, devi pure accettare il rischio di una doccia ogni tanto… a l’è ‘l sòo bèll... e poi, almeno così si arriverà a casa un po' prima...
R: …Eh già...
seehh, ci mancava pure il diluvio! Che poi ero senza bacchette, e dovevo scendere sul ripido, e con le rocce bagnate… non voglio nemmeno pensarci, ai voli che avrei potuto fare… ma la prossima volta mi presento allenato e pure con le bacchette, e allora ti faccio vedere io! ;-)

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